La recensione del film The Irishman

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THE IRISHMAN - RECENSIONE

The Irishman recensione
Recensione

di Mirko Nottoli
[The Irishman recensione] - The Irishman è un omaggio. Un omaggio di Scorsese al cinema, al suo cinema, in primo luogo. Ecco perché li ha richiamati tutti, ha richiamato De Niro, ha resuscitato Joe Pesci, ha recuperato Harvey Keitel che a inizio carriera ha conteso a De Niro il ruolo di "preferito" del regista. Poi ha vinto De Niro. Ha chiamato, per la prima volta, Al Pacino, che di quel cinema è, insieme a De Niro, incarnazione. Non è più tempo di sperimentare, di sentirsi moderni a tutti i costi. The Irishman è un omaggio ma anche e soprattutto un testamento artistico, una lunga e inesorabile orazione funebre. Per un certo cinema, per un certo modo di fare e di fruire il cinema, oggi che cinema è sinonimo di supereroi Marvel (verso cui Scorsese ha espresso il proprio sconcerto), effetti digitali, piattaforme di streaming on-line. Come Netflix, il gigante delle piattaforme on-line, che paradossalmente ha prodotto il film, non fosse altro perchè era l'unico disposto a produrlo e a lasciare a Scorsese carta bianca. "Fai quello che vuoi", pare gli abbian detto. "Ok", ha risposto lui, "a patto che il film esca per almeno tre giorni nelle sale, poi è tutto vostro". E così è andata. E' una resa quella di Scorsese. Fin dal principio The Irishman è un progressivo declino verso la morte, di qualcuno, pare dirci, che non si riconosce più in questo mondo, mondo di cui ha fatto parte ma dal quale adesso si sente escluso, un mondo che comprende a fatica, dove non ha più senso nemmeno combattere perchè troppo grande si è fatta la distanza, eventualmente, da colmare. Per questo si può dire "abbasso Netflix, evviva Netflix" senza cadere in contraddizione. Non si spiegherebbe altrimenti la decisione, azzardatissima, di utilizzare attori ultra settantacinquenni e di ringiovanirli per mezzo di un procedimento sì innovativo i cui risultati però lasciano alquanto a desiderare. Scorsese non è certo uno sprovveduto e non può non averlo fatto scientemente, non può non essersi accorto che De Niro, conciato che sembra, non si sa come, John Wayne, nei panni di un trentenne che dimostra più del doppio degli anni, è palesemente ridicolo. Perché detta in maniera brutale, The Irishman è un film di vecchi fatto da vecchi che stanno abdicando. Senza polemica o voglia di riscatto, ma con la piena consapevolezza che la loro stagione è passata. Abdica Scorsese e abdicano i suoi attori. E' brutto da dire ma girare un film è faticoso, fare un film da protagonista è faticoso e De Niro non ce la fa più (altro che grande prova d'attore, De Niro ormai è cotto, a tratti pietoso), non ce la fa più Pesci (e infatti sono anni che non fa film), non ce la fa Keitel. L'unico davvero che giganteggia è Pacino, seppur anch'egli agghindato in maniera improbabile, è l'unico che offre un'interpretazione da pelle d'oca, all'altezza della fama, che meriterebbe seriamente l'oscar. Il resto è claudicante, si regge in piedi a fatica, non perchè non sappiano più come si fa ma perchè alla lunga le gambe fanno male. The Irishman è tutt'altro che il capolavoro che la maggior parte della critica ossequiosa ha voluto vedere in ossequio al grande maestro. Abbiamo già visto tutto e abbiamo visto meglio. Già vista la parabola di Jimmy Hoffa, già vista l'epopea gangster che ripercorre sessant'anni di storia americana, la mafia di origine italiana, Il padrino, C'era una volta in America. Tutt'al più the The Irishman può essere considerato la copia della copia (Casinò) di un modello originale (Quei bravi ragazzi) che, purtroppo per Scorsese, non è replicabile. The Irishman semmai riesce laddove fallisce, dimostrando la propria inadeguatezza. In fondo alla discesa non c'è nessuna redenzione per i nostri eroi. "Sono tutti morti, è finita" dicono i due poliziotti. "Chi è quello?" chiede la giovane infermiera guardando una foto di Pacino/Hoffa. "Come? Non lo conosci?" ribatte lui incredulo. Tre ore e mezza di malinconica e rassegnata accettazione. Tuttavia l'ultima immagine che Scorsese ci consegna è quella di una porta lasciata socchiusa. (La recensione del film "The Irishman" è di Mirko Nottoli)
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