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The Gunman recensione] - Tratto dal romanzo francese "Posizione di tiro" di Jean-Patrick Manchette, il film di Morel ha come protagonista un ex cecchino delle forze speciali che decide improvvisamente di cambiare vita. Però, come ben tutti sappiamo, non è mai facile la vita di qualcuno che vuole redimersi, così il passato torna a bussare prepotentemente alla sua porta.
Tutto ciò sarebbe perfetta come trama di un thriller ma quello che manca è proprio il thrill. Il risultato sembra un pentolone in cui si sono voluti inserire tanti, troppi temi senza trattare degnamente nessuno di loro: la storia d'amore ha dinamiche che andavano approfondite meglio, invece ci troviamo davanti ad una relazione lasciata sospesa e poi ripresa dopo anni senza alcun tipo di spiegazione; l'amicizia vera e quella tradita che è messa lì senza un minimo di spessore; uno sfondo politico che fa davvero solo da scenografia e non entra neanche un minimo nella storia; per finire poi con Jim Terrier che è un superuomo che nessuno riesce a far fuori. E questi sono solo alcuni aspetti.
Qualcosa richiama un po' il tentativo che Ridley Scott fece con The Counselor, cercando di approfondire l'umanità del suo personaggio: tuttavia la sceneggiatura di Cormac McCarthy è riuscita a raggiungere qualche elemento di profondità che invece qui non sembra esistere affatto.
Oltre a ciò, come già detto all'inizio, il film non ha il carico di tensione che ci si aspetta da un thriller con un attore del calibro di Sean Penn: dopo circa un'ora scopriamo chi è il mandante dei sicari incaricati di assassinare Jim Terrier e fin qui non fa una piega, se non fosse che è lo stesso protagonista a scoprirlo facendo anche ben pochi sforzi. Arrivati quindi a metà film non ci rimane nient'altro di avvincente da scoprire, non si è neanche mossi dal dubbio sulla sorte del protagonista, l'abbiamo visto superare l'inenarrabile, non potrà di certo morire. La suspense quindi si annulla di netto, sempre se vogliamo accettare il fatto che sia mai stata creata.
Niente da obiettare però alla solita grande classe di Sean Penn e all'ottima (seppur ridotta al minimo) interpretazione di Roy Winstone. Chi invece speravamo splendesse tra queste stelle è Jasmine Trinca che risulta però poco convincente (forse anche a causa di un non perfetto accento americano come il resto del cast). Un cortometraggio che insomma poteva arrivare a ben altri livelli ma ha preferito non sforzarsi più di tanto.
(La recensione del film "
The Gunman" è di
Rachele Di Paolo)
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