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The Equalizer 2 recensione] - Considerato il successo del primo episodio era difficile non aspettarsi un sequel nel quale però è vano ricercare quegli elementi che ne decretarono appunto il successo, nonostante la squadra che siccome vince, non si cambia. Quindi Antoine Fuqua riconfermato alla regia e Denzel Washington nei panni del protagonista, Robert McCall:The Equalizer. Pur avendo per le mani un personaggio con la P maiuscola, The equalizer 2 incappa in tutti i difetti caratteristici di un sequel ovvero il dover fare i conti con un effetto sorpresa che, per forza di cose, non c'è più, e ritrovarsi a dover spiegare quanto il predecessore poteva permettersi di lasciare nelle tracce del sottinteso (avete presente Matrix?...). E infatti tutto ciò che nel primo capitolo si poteva solo intuire, qui viene esplicitato fin troppo, col rischio, non marginale nell'economia di una saga, di compromettere la plausibilità sia del protagonista che dell'intera trama, presente e futura. Perché un conto è un individuo che decide di far giustizia una tantum, di notte, stando nascosto, agendo nell'ombra al fine di ristabilire l'ordine, rimettere a posto le piccole cose, vendicare i soprusi e le prepotenze quotidiane in nome di un senso superiore di equità (the equalizer, dunque); altro conto è un tizio che giorno sì e l'altro pure, entra pistole spianate e a viso scoperto in case altrui, pestando a sangue bande di balordi alla luce del sole. Da tali presupposto si capirà che, pur con tutta la fantasia, riesce difficile pensare che costui possa passare inosservato a lungo. Il punto è che se noi dovessimo andare a rappresentare il primo film, piccolo capolavoro nel suo genere, all'interno di un diagramma cartesiano probabilmente disegneremmo una linea retta, diagonale, che procede costantemente in crescendo. Se dovessimo invece effettuare la stessa operazione per The Equalizer 2 quello che otterremo è al contrario una spezzata con diversi alti e bassi ma che corre sostanzialmente in orizzontale, parallela all'asse delle ascisse. Purtroppo il film di Fuqua impiega inspiegabilmente più di un 'ora per entrare nel vivo della vicenda, perdendosi, nell'ora precedente, nel delineare la figura di McCall come il punto di incontro tra il buon samaritano di biblica memoria e il cavaliere oscuro dei fumetti, questione che, ripetiamolo, con un solo accenno, era già risolto, e meglio, nel primo episodio. Quando poi, dopo la metà del film, ci si concentra finalmente sulla linea narrativa principale, è come se a quel punto il tempo a disposizione fosse ormai esaurito per cui la si dirime e la si chiude in fretta, e in termini, francamente, grossolani. Rimane, ripetiamolo, un personaggio con la P maiuscola, che sa come entrare in empatia, quali sono i pulsanti giusti da spingere per destare sentimenti basici come rabbia, indignazione, desiderio di rivalsa, entusiasmo, esultanza. Suoi il cronometro, l'infallibilità, lo sguardo che veglia sulla città, l'assenza di paura e di pretese che non siano il perseguimento del Bene. Noi facciamo ancora il tifo per The Equalizer.
(La recensione del film "
The Equalizer 2" è di
Mirko Nottoli)
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