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The Elevator recensione] - Seguendo il percorso iniziato col corto pluripremiato DEADLINE, Massimo Coglitore, regista siciliano, con THE ELEVATOR, film indipendente prodotto dalla Lupin Film di Riccaro Neri debutta il 20 giungo al cinema. Un film low budget ma realizzato con alti standard per concorrere con il mercato internazionale e girato tra gli studi di Cinecittà e New York. Un film coraggioso, inconsueto, con un'ottima recitazione, una splendida fotografia e belle musiche, con il quale Coglitore si diverte a strizzare l'occhio al cinema di genere e della suspence. Ma qui siamo di fronte ad un film che ha una vita propria, un'anima, nessuna reverenza o ammiccamento gratuito, ma solo un film realizzato in maniera impeccabile. Coglitore si offre con coscienza e intelligenza a THE ELEVATOR che dirige in modo brillante, molto personale dal punto di vista tecnico e aggiungo poco italiano. Impossibile non lasciarsi conquistare dai colori della fotografia, quel verde gelido, insaturo che distingue l'ascensore e che incredibilmente non uccide il colore ma lo esalta in modo tale da creare lo scenario ideale in cui i personaggi si muovono a raffigurare un ipotetico, feroce gioco di scacchi, qui un quiz vero e proprio, basato sugli istinti primordiali. Sono tanti i temi del film, l'istinto di sopravvivenza, il potere, la vendetta, ma anche l'amore. Straordinari e magnetici gli interpreti Caroline Goodall e James Parks; attorno a loro prevalgono solo gli impulsi ancestrali dell'essere umano. Un film ben scritto da Mauro Graiani e Riccardo Irrera, con un ruolo ritagliato su misura al sempre verde Burt Young. L'ascensore del film, pochi metri quadrati di pura claustrofobia – come dice lo stesso regista - imprigiona Jack Tramell famoso presentatore televisivo americano, isolandolo dal mondo esterno. E' chiara l'accusa di Coglitore ai malesseri della società moderna e al potere del denaro. Gli uomini tendono a ghettizzarsi, chiudersi in celle di cui loro stessi sono i carcerieri, isolandosi dal mondo esterno e dalle diverse problematiche. La donna irrompe nella vita agiata del celebre anchorman, catapultandolo in un viaggio verso l'ignoto, dove un solo passo falso vuol dire rischiare la vita. Realtà sociali diverse, tra loro due, ma qualcosa li lega, un filo capillare, un segreto orribile. Il regista Coglitore cambia abilmente l'ordine del gioco ed inverte più volte le loro parti, con un forte crescendo drammatico dove la violenza - che esplode di notte in quell'ascensore elegante di New York - sembra armarsi delle mani e dei pensieri di tutti, nessuno escluso. Un debutto che sorprende e regala grandi emozioni aprendo una luce sul cinema di genere in Italia.
(La recensione del film "
The Elevator" è di
Daniela Lentini)
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