La recensione del film The Devil's Candy

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THE DEVIL'S CANDY - RECENSIONE

The Devil's Candy recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[The Devil's Candy recensione] - Jesse (Ethan Embry) è un pittore che attraversa un momento d'arresto nella sua creatività. Insieme alla moglie Astrid (Shiry Appleby) e alla figlia adolescente Zooey (Kiara Glasco), Jesse si trasferisce in una nuova casa dove ha a disposizione un grande spazio per dipingere. Ma la casa ha un passato oscuro e maledetto, motivo per cui viene venduta ad un prezzo molto basso. Ben presto si fa vivo Ray (Pruitt Taylor Vince), uomo disturbato, figlio dei vecchi proprietari della casa, che rivendica l'abitazione. Alla famigliola non tardano a presentarsi situazioni incomprensibili ed inquietanti, soprattutto per Jesse che si sente spinto da una forza malvagia a dipingere soggetti macabri con presagi di morte violenta. Sussurri di voci demoniache accompagnano sia Ray che Jesse, entrambi posseduti da una forza negativa, maligna, e la vittima sacrificale è proprio Zooey. Sean Byrne è al suo secondo lavoro di regia dopo il decoroso successo del suo primo lavoro di regia, "The Loved Ones" del 2009, selezionato ufficialmente per partecipare ad oltre venti film festival internazionali. Con "The Devil's candy" Byrne cerca, senza riuscirci, di raccontare una storia in cui l'inconsapevole protagonista vende la sua anima al diavolo pur di diventare famoso ed affermato nel campo dell'arte. Ray è il disturbato, che persegue l'ossessione di cercare ed immolare bambini da dare in pasto al demonio di cui sente essere il servitore. Jesse, che dovrebbe essere anche lui posseduto, è caratterizzato fisicamente come un Gesù Cristo che sente dentro di se una forza a tratti malvagia (e di questo i suoi dipinti sono testimonianza) ed a tratti incomprensibile, in cerca di liberazione, simile ad una forza umana sepolta, che cerca giustizia dalle tenebre. Nella contraddizione dei canoni rappresentativi tradizionali del genere orrifico, Barnie cerca di raggiungere una spettacolarizzazione cinematografica innovativa e di maggior impatto scenico, avvalendosi di più codici comunicativi: l'inquadratura, la fotografia, l'ambientazione e la musica metal che emerge sinistra e destabilizzante. Ma è la storia in "The Devil's candy" che subisce delle frammentazioni nella scrittura e perde man mano quella credibilità necessaria ad annoverare questo secondo lavoro del regista tasmaniano in una decorosa rappresentazione del genere horror. Ciò che sfugge all'attenzione dello spettatore è proprio la resa importante della possessione demoniaca che viene espressa attraverso momenti scenici che si possono definire quasi farseschi. Alla fine, Barnie pur puntando sul tema del sacrificio in senso figurativo, (la famiglia di Jesse sacrificata alla carriera e i bambini sacrificati a satana) e pur cercando di vivificare una malignità operante sulle vite dei protagonisti non riesce a costruire proprio quello spazio costante di clima orrifico necessario ad una suspense che diriga senza arresti il tema dell'intera storia. (La recensione del film "The Devil's Candy" è di Rosalinda Gaudiano)
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