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The Canyons recensione] - E' ormai storia nota la reazione poco lusinghiera della sala stampa dell'ultima Mostra di Venezia alla prima di The Canyons: fischi, urla e sdegno per una pellicola che si annunciava esplosiva e che invece è implosa nelle sue stesse pretese. Eccessi critici a parte, l'atteso film-scandalo di Paul Schrader con la coppia hot James Deen-Lindsay Lohan vola decisamente più in basso delle sue premesse. La sceneggiatura di Bret Easton Ellis, la regia di una promessa della New Hollywood e lo schieramento di un cast del tutto in linea con l'orizzonte patinato e marcio descritto dalla trama sono sembrati garanzie di successo. Il triangolo erotico-sentimentale tra l'aspirante attrice Tara, il giovane e rampante produttore Christian e Ryan, attorucolo ed ex di Tara, era in effetti un ottimo viatico per allargare la panoramica al degrado fisico e morale di un sottobosco umano popolato di arrivisti e venditori, di burattini e di aguzzini: l'occhio lungo di Ellis, che da anni sguazza dentro la vanità e la vacuità dei potentati postmoderni, quei ricettacoli di frustrazioni e di infelicità che si annidano ai margini dei luoghi del successo, aveva fornito a Schrader un ottimo spunto narrativo. Peccato che il regista non abbia colto le potenzialità di un racconto fatto solo di psicologie borderline e di ricatti morali e si sia concentrato sulla descrizione incolore di un micromondo dissoluto e licenzioso, in cui anche l'eros è trattato alla stregua di accessorio visivo e svuotato della pregnanza drammatica che avrebbe potuto avere. Lindsay Lohan, simbolo vivente della deriva che The Canyons vorrebbe raccontare, è l'unico elemento del film che rivela un'aderenza autentica all'argomento trattato: su di lei aleggia ancora quell'aria da post-rehab che si è sostituita a qualunque vero o presunto talento recitativo. Per il resto, The Canyons si perde nel tratteggio piatto e sterotipato di una gioventù negativa, ubriacata da promesse di potere e lacunosa negli affetti: un quadro troppo affollato di comprimari inutili e di dialoghi da b-movie, che non ha il carattere e il peso specifico di una psicanalisi di costume ma si riduce a una dissertazione modaiola sui temi dell'eccesso e dell'immaturità.
(La recensione del film "
The Canyons" è di
Elisa Lorenzini)
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