di D. Di Benedetti
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The Butler recensione] - Cecil Gaines (Forest Whitaker) è figlio di uno schiavo in una piantagione di cotone della Georgia. Dopo aver assistito allo stupro della madre (Mariah Carey) e all'assassinio del padre (David Banner) da parte del crudele padrone, il piccolo Cecil decide di abbandonare la piantagione per cercare fortuna come cameriere in un hotel di lusso a Washington DC, forte degli insegnamenti della più clemente padrona della piantagione in cui è cresciuto. Grazie alla sua dedizione al lavoro e al suo mesto rispetto per i bianchi, Cecil viene ingaggiato come maggiordomo alla Casa Bianca: il lavoro ottenuto gli permette così di mantenere la moglie Gloria (Oprah Winfrey) e i figli Louis (David Oyelowo) e Charlie (Elijah Kelley). Dalla casa presidenziale, Cecil assisterà inerme ai cambiamenti dell'America, servendo tutti i presidenti da Eisenhower a Reagan, e all'avanzata del movimento per i diritti civili in un Paese che imparerà, insieme a lui, ad accettare le diversità. Diretto dal regista candidato all'Oscar per "Precious" Lee Daniels, "The Butler" è ispirato alla vera storia del maggiordomo Eugene Allen, raccontata dallo scrittore Wil Haygood, ex corrispondente del Washington Post che nel 2008, nelle settimane precedenti alla storica elezione di Barack Obama, aveva deciso di trovare un afro-americano che avesse lavorato alla Casa Bianca e fosse stato testimone del movimento dei diritti civili da "dietro le quinte". Haygood trovò la persona giusta proprio in Eugene Allen, che all'epoca aveva 89 anni e aveva servito otto presidenti dagli anni '50 agli anni '80. Il Washington Post pubblicò la storia il venerdì seguente la vittoria di Obama, il primo presidente nero nella storia degli Stati Uniti. Si dice che il film di Daniels abbia commosso anche lui, e il motivo non è poi così difficile da comprendere: "The Butler" è un'orgogliosa e sentita dichiarazione di dignità e forza morale del popolo afro-americano, nonché un percorso attraverso la Storia che racconta le tappe della sofferenza e, infine, della vittoria del popolo nero nel veder riconosciuti i propri diritti in un Paese che, sebbene si proponga oggi come l'esempio lampante della democrazia, dimentica spesso di essere stato esso stesso una realtà schiavista e ben poco democratica. L'America di "The Butler" è una nazione che cresce con il protagonista e, come lui, impara ad accettare i cambiamenti: gli USA dovranno riconoscere al popolo nero diritti inequivocabili così come il mesto maggiordomo dovrà riconoscere al proprio figlio, seguace di Martin Luther King e dei suoi insegnamenti, il diritto di combattere per la propria libertà. Si comprendono facilmente, perciò, i commenti entusiasti della critica americana, e con essa degli spettatori, che ha accolto favorevolmente la pellicola e che vede finalmente esorcizzata quell'ombra oscura che da sempre aleggia tra le pagine della storia dell'America. Un esorcismo che riesce appieno a Lee Daniels (che aveva dimostrato un'attenta e notevole sensibilità per la diversità già nel 2009 con il suo "Precious"), forte di un cast che sembra celebrare con lui la Nazione stessa, grazie un film che cavalca l'onda dei film sugli schiavi (si vedano i recenti "Django Unchained" e "Lincoln") e che precede l'imminente "12 anni schiavo" di Steve McQueen, combattendo dunque inevitabilmente per gli imminenti Academy Awards.
(La recensione del film "
The Butler" è di
David Di Benedetti)
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