La recensione del film The Big Sick

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THE BIG SICK - RECENSIONE

The Big Sick recensione
Recensione

di R. Baldassarre
[The Big Sick recensione] - The Big Sick di Michael Showalter prima di un'esegesi critica, meriterebbe anticipatamente un'avvertenza per il pubblico, in modo tale che la storia narrata sia assimilata in modo più neutrale possibile, per evitare ulteriori giudizi sul peso del background personale che c'è dietro alla storia. Storia romantica che ha l'andamento di una Stand-Up Comedy, tratteggiata dall'umorismo salace del protagonista Kumail, che risponde alle persone che gli parlano o lo interrogano, quasi sempre attraverso le battute, che sono i noti motti di spirito teorizzati da Freud nell'omonimo saggio. Cioè, le battute di Kumail sono azioni linguistiche e relazionali per ridurre le sue inibizioni dettate dal peso della sua millenaria cultura islamica. Cornice della narrazione è la grottesca integrazione a metà del popolo pakistano, che rispetta ferventemente la fede islamica, in occidente. La famiglia di Kumail vive in stile newyorkese, ma ancora sottostà alle ferree regole del Corano. E il protagonista, ragazzo islamico della nuova generazione, vive con grande tensione questo stato delle cose. Lanciato verso una "vita normale", ma ancora incatenato familiarmente a questo modo di vivere. Storie similari in versione commedia, di giovani islamici in terra occidentali che vogliono abbracciare una nuova vita, ma con famiglie "Old Style", erano state già tratteggiate molti anni addietro, come ad esempio in East Is East (1999) e Jalla Jalla (2001), e The Big Sick conferma come ancora il problema persiste. Però nel film di Showalter si appunta un altro argomento, affrontato en passant e senza infierire, ma preciso per aggiungere un elemento che potrebbe respingere l'integrazione dei mediorientali. Terry, padre di Emily: «Tu che pensi dell' 11 settembre?». Kumail «Un tragedia, abbiamo perso 19 dei nostri uomini migliori». Silenzio di Terry e la moglie Beth, subito fatto terminare da Kuamil dicendo che era solamente una spiritosaggine. Battuta fulminante che inserisce questo film in quelle pellicole post-riflessione sul post 11 settembre, e di come gli islamici occidentali, oltre al peso della loro cultura, hanno adesso anche la gravità degli attentati terroristici. Fortunatamente i genitori di Emily sono dei progressisti "obamiani", e la storia si colora di altre tragedie. Quello che nuoce gravemente al film è la durata, protratta per due ore. Si sente che la sceneggiatura, scritta da Emily V. Gordon e Kumail Nanjiani, vorrebbe continuare ed essere il più precisa possibile nel raccontare i piccoli fatti – sentimentali – complicati della vita, dei due protagonisti ma anche di altri tipologie di persone, ma alla fine si rivela come una battuta troppo tirata per le lunghe. (La recensione del film "The Big Sick" è di Roberto Baldassarre)
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