di R. Gaudiano
[
The Assassin recensione] - Cina, IX secolo. Sotto la dinastia Tang il Paese vive e prospera. A minacciare la sua età d'oro si adoperano gli ambiziosi e corrotti governatori delle province. L'Ordine degli Assassini è incaricato di eliminarli. Nelle sue fila serve e combatte Nie Yinniang (Shu Qi), dalla chioma nera di inchiostro lucente e abilissima con la spada. Rientrata nella sua città e nella sua provincia, dopo l'apprendistato marziale e un esilio lungo tredici anni, Nie Yinniang deve uccidere Tian Ji'an (Chang Ghen), governatore dissidente della provincia di Weibo. Ma Tian Ji'an è il cugino e lo sposo a cui fu promessa e poi negata, l'uomo ancora vivamente presente nei suoi ricordi, amato e mai dimenticato. Nie Yinniang lo avvicina e lo sfida senza riuscire ad affondare il fendente. Ostinata a seguire le ragioni del cuore e a vincere quelle della spada, Nie Yinniang abdicherà al suo mandato, congedandosi dall'Ordine. "The Assassin" spiazza e fa vibrare di palpito lo spettatore sin dall'inizio del film con meravigliosi primi piani in bianco e nero che annunciano il cinema di Hou Hsiao-Hsien, il più importante regista di Taiwan, nato in Cina, nella provincia di Guangdong. Regista poetico e di grande rigore stilistico, Hou Hsiao-Hsien, assente dalla scena cinematografica dal 2007, con "Il viaggio del palloncino rosso", ritorna con questa sua spettacolare opera costruita secondo un percorso drammaturgico che rifiuta i momenti plateali, gli effetti spettacolari, per incentrarsi sui conflitti individuali, sulle storie intime dei protagonisti, caratterizzando ogni personaggio con sapiente virtuosismo. Eppure, "The Assassin" nonostante racconti una storia di miseria umana, si veste di una melodia strepitosa che scaturisce dalla sinergia di primi piani immobili, di silenzi esaltanti, di luci soffuse che avvolgono ambienti vibranti di rossi accesi, dove i personaggi, imprigionati in vesti ricche e rappresentative del rango d'appartenenza, consumano il quotidiano scandendo i già stabiliti rituali di convenienza. E' il cinema di Hou Hsiao-Hsien, che si distingue sia per grandi pregi formali che per singolari contenuti drammatici di introspezione psicologica. Una forza caratteriale che vediamo espressa magistralmente nell'affascinante personaggio di Nie Yinniang, dalle movenze plastiche, spadaccina spettacolare e giustiziera implacabile per comando. Ma la mano della donna si ferma e si sottrae ad un ordine con un gesto che alla fine sa di libertà. "The Assassin", senza mezzi termini, si configura come opera di grande respiro poetico e di forte intensità espressiva, nel racconto del passato storico della Cina. Memoria e sentimento si coniugano con l'ampiezza e la bellezza estasiante di un territorio aggressivo, puntellato da montagne maestose circondate dai colori della natura verdeggiante. Cinema puro, che si richiama ad una certa tradizione di cinema orientale, giapponese in particolare, ed intriso di una sensibilità forte ed originale. E pur avvalendosi di una forma comunicativa ricca di una simbologia ricercata ed efficace che racconta un passato violento e sofferto, non si distacca mai da un'immagine realistica dei fatti narrati. Il connubio misurato tra politica e sentimento amoroso, che nel confronto si battono, alla fine non cedono ad una (in)giustizia che vuole morte le coscienze. Hou Hsiao-Hsien, argomenta il messaggio della forza della libertà di scelta senza resa, attraversando caos ed incertezze di un popolo ed infine restituendo, attraverso i suoi amati personaggi, la possibilità di un futuro che si dilata in quegli orizzonti di paesaggi verdeggianti all'ombra di maestose montagne, facendoci vibrare di bellezza e speranza.
(La recensione del film "
The Assassin" è di
Rosalinda Gaudiano)
- Vai all'
archivio delle recensioni
- Lascia un commento, la critica o la tua recensione del film "
The Assassin":