di R. Baldassarre
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Terminator Genisys recensione] - La genesi di Terminator, la prima pellicola (o tassello), è ormai arcinota. Ideato da James Cameron, Terminator era una pellicola di serie B che, inaspettatamente, divenne un successo mondiale e un cult autoriale. Opera soprattutto notturna e con pochi effetti speciali, dove il tutto era "lambito" e poco esibito. A questo clamoroso successo è poi seguito un superbo numero due (cinefili e storici del cinema a tutt'oggi si domandano quale sia il migliore) e due seguiti e alcune "postille" a latere. I numeri tre e quattro vengono reputati molto inferiori – soprattutto il terzo, considerato pauperistico –; le postille, invece, sono due cortometraggi speciali co-diretti da Cameron stesso, e un serial di scarso successo (Terminator: The Sarah Connor Chronicles). Quello che era, originariamente, un idea personale e focalizzata su alcuni argomenti, si è trasformato in un variegato e fruttuoso franchise. A distanza di sei anni dal quarto capitolo, inframmezzati anche dalle fallimentari sorti produttive della Halcyon, esce il quinto tassello, Terminator Genisys. Quinto tassello particolare, realizzato come svolta. In Terminator Genisys il T-800, per spiegare a Sarah Connor perché Kyle Reese ha dei ricordi diversi, sereni, post giorno del giudizio del 1997, utilizza il termine "snodo temporale". Per descrivere questo quinto tassello il termine snodo calza a pennello. Da un lato si riconnette al precedente Terminator Salvation (che era ambientato nel 2019), dall'altro crea un passato/futuro alternativo. Una scelta dettata proprio per creare uno "snodo" che si poggiasse sulle solide e sicure basi delle pellicole precedenti e gettasse le fondamenta per sviluppare una nuova saga. La densa (ma è più corretto definirla ingarbugliata) sceneggiatura di Laeta Kalogridis e Patrick Lussier, riprende le idee delle due pellicole dirette da James Cameron e vi aggiunge ulteriori sviluppi che possono creare decine di storie/capitoli successivi. Il problema è che nel comprimere i diversi spunti in una sola pellicola, queste idee perdono la loro incisività. L'idea di base per lo "snodo" narrativo – e produttivo – è quello di creare un "cortocircuito" temporale, uguale a quello che accadeva a Marty MCfly in Ritorno al futuro – Parte II. Ma mentre la stratificazione temporale nel cult di Robert Zemeckis era raffinata e ben utilizzata, anche tramite l'ironia, in questo capitolo l'idea si risolve in una banale sequela di scene d'azione, e con inutili complicazioni narrative. Di questo spunto si apprezza solo la reiterazione delle prime immagini dell'arrivo dal futuro dei due contendenti, il T-800 e Kyle Reese. Un bell'omaggio a quelle "povere" ma dense prime visioni create da James Cameron oltre trent'anni fa. Quello che traspare prepotentemente, inoltre, da questo capitolo è l'ulteriore umanizzazione del T-800. L'invecchiamento fisico di Arnold Schwarzenegger viene utilizzato per descrivere il logoramento del tessuto umano del Cyborg. Una aggiuntiva umanizzazione che già era stata presente nel secondo capitolo. Peccato che questa intuizione venga sviluppata malamente, annacquata dalle scene canzonatorie in cui Schwarzy fa smorfie cercando di sorridere, o con battute taglienti ma fiacche. Ma i difetti di Terminator Genisys non sono solo nei contenuti sviluppati in malo modo, ma anche nella forma stilistica. Ogni episodio di Terminator ha avuto una caratura formale differente, imposta dal budget e dal gusto dei differenti registi che si sono succeduti dietro la macchina da presa. Questo quinto capitolo, che sposa appieno il modello produttivo del franchise, inoltre si avvicina molto pericolosamente ad una imitazione dei Marvel Movies. Una scelta produttiva, che si palesa anche con la scelta di "assumere" Alan Taylor (Thor: The Dark World), che sfrutta l'enorme successo che il brand Marvel sta avendo in questo ultimo quinquennio, ma che snatura il prodotto originale. I personaggi di Terminator Genisys sembrano (per movenze, look e battute) dei super eroi della notoria casa di Stan Lee. Atteso da molti, anche questo ulteriore capitolo ha deluso i fans. Sul web impazzano sghignazzamenti e battute, tra chi rivaluta il terzo capitolo e/o il quarto, e chi sbeffeggia il motto "I'll be back", che diviene, citando lo snodo temporale Mcflyano "I'll be back to the future". Ma i motteggi sono anche rivolti al nuovo cast, che stride con gli attori originali. Emilia Clarke, stella del serial Trono di spade, ha un musetto e un corpo troppo pulito per dare forma alla combattiva Sarah Connor; e Jai Courtney ha un fisico troppo muscoloso (marvelliano) per la figura di Kyle Reese, che nei capitoli precedenti (Terminator e Terminator Salvation) veniva delineato con un corpo agile ma gracile, proprio per rimarcare la differenza con il possente T-800.
(La recensione del film "
Terminator Genisys" è di
Roberto Baldassarre)
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