La recensione del film Teneramente folle

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TENERAMENTE FOLLE - RECENSIONE

Teneramente folle recensione
Recensione

di D. Di Benedetti
[Teneramente folle recensione] - Boston, 1978. Mentre molti padri trascorrono le loro giornate al lavoro, Cam Stuart (Mark Ruffalo) passa il suo tempo a caccia di funghi, a cucinare pasti elaborati, o lavorando a uno dei suoi tanti progetti geniali e strampalati, quasi sempre lasciati a metà. La sua famiglia sopravvive grazie all'aiuto economico dei facoltosi genitori di Cam (il quale soffre di disturbo bipolare e ha difficoltà a costruire intorno a sé una vita "normale"), prima sposato e ora separato da Maggie (Zoe Saldana) a causa della sua inaffidabilità e della sua incapacità di garantire un futuro alle loro due bambine Amelia (Imogene Wolodarsky) e Faith (Ashley Aufderheide). Quando Maggie è costretta a trasferirsi a New York per intraprendere un percorso di studi che le potrebbe permettere di dare una vera svolta alla sua vita, la donna è costretta a chiedere aiuto a Cam che, tra mille difficoltà, riuscirà a ricucire un rapporto andato praticamente perduto grazie proprio alle sue strampalate invenzioni e ai suoi contraddittori comportamenti. La storia raccontata in "Teneramente folle" è quella vera, autobiografica, della regista del film Maya Forbes, al suo primo lungometraggio, affidata, assieme alla sorella (ora cantante del gruppo Pink Martini) al padre, erede della dinastia Forbes, affetto da disturbo bipolare. La storia è narrata attraverso apparentemente contradditori registri narrativi, che passano dal drammatico al comico mescolandosi con abilità senza mai toccare nessuno dei due estremi, con un Mark Ruffalo magistrale che interpreta un personaggio dai risvolti psicologici complessi con grande sensibilità e bravura. Il pregio del film è, nello specifico, quello di trattare un tema difficile e certo complesso con una leggerezza che non è per nulla superficialità, ma dimostra la capacità della regista di guardare al (proprio) passato con distaccata maturità e con una appena palpabile malinconia, riuscendo persino a provocare nello spettatore la compresenza emotiva di tristezza, compassione e felicità, rendendolo, per così dire, altrettanto bipolare, esattamente come il protagonista. "Teneramente folle" è, in sintesi, una storia sentita che si fa meravigliosa lezione di vita, intrisa anche di risvolti sociali e culturali, attraverso la veloce ma incisiva trattazione delle difficoltà incontrate dalle donne nella carriera lavorativa nella maschilista America degli anni '80. (La recensione del film "Teneramente folle" è di David Di Benedetti)
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