di R. Baldassarre
[
Ted 2 recensione] - A fronte di un incasso globale di oltre 500 milioni di dollari, era sacrosanto per la mecca del cinema sfornare un sequel. Un numero due che ha richiesto, comunque, tre anni di lavoro per cercare di mantenere le promesse comiche – e pecuniarie – date con il primo Ted. Quella prima apparizione del coprolalico e fumato orsacchiotto non solamente aveva fatto sbellicare masse cosmopolite di pubblico, ma aveva anche fatto breccia nel cuore di alcune severe penne di molti critici, riuscendo a strappare qualche recensione positiva. Dopotutto Ted era stato una (in)sana commedia politicamente scorretta, seppure con imperfezioni di costruzione. Il poliedrico Seth MacFarlane, divenuto noto per aver creato gli iconoclasti cartoon I Griffin, American Dad e The Cleveland Show, con lo sboccato peluche aveva confermato di riuscire a ideare un novello personaggio provocatorio che sbeffeggiasse la società americana. Nuovamente sceneggiato dallo sbarazzino trio Seth MacFarlane, Alec Sulkin e Welleysley Wild, Ted 2 appare un tentativo di "maturazione" dei due protagonisti, che si rispecchia anche nella struttura data e nelle argomentazioni nuove. Facendo sempre leva sulla comicità demenziale politically incorrect, con raffiche di battute caustiche che non risparmiano nessuno, Ted 2 inietta nella trama un tema più serioso, prendendo spunto dalla evidente diversità del protagonista. Questo aspetto "impegnato" riflette le idee politiche e sociali del regista, ma, bisogna sottolineare, dissertazioni sempre trattate nell'usuale modo sconcio a cui ci ha abituato il regista del Connecticut. Inoltre, Ted 2 conferma quella prassi in cui con i seguiti si cerca di migliorarsi, accontentando il pubblico del primo e cercando anche una nuova audience. Questo delicato equilibrio non sempre viene raggiunto, ma in Ted 2 il risultato è abbastanza convincente, nei suoi limiti di composizione. La pellicola funziona quando è veramente scorretta e il demenziale non cerca di sconfinare nel ricercato. Le battute e le scene migliori sono proprio quelle in cui la gag non viene reiterata, ma appare come una fiamma (flautolenta) inaspettata. I maggior difetti si palesano proprio nel tentativo di provare ad elevare la pellicola a commedia maggiore, errore che si riscontra nella diluizione della durata. La seconda parte della pellicola, più compatta strutturalmente, è quella meno funzionale perché appesantita dalla attenta costruzione. La prima unità, assemblata con scene a sé stanti, procede più speditamente e non disperde la forza dirompente dell'umorismo scatologico. Seth MacFarlane ha comunque il merito di prestare attenzione anche all'aspetto registico. Seppure sono le meno interessanti, le scene del tribunale dimostrano una abilità di regia degna degli acclamati Legal Movies del passato, con una messa scena molto raffinata. Da menzionare sono le abbondanti citazioni cinefile, continuamente corroborate con gli usuali fendenti demenziali. Da menzionare gli splenditi titoli di testa, che omaggiano egregiamente le scenografie musicali di Busby Berkeley. Infine, anche in questo seguito, gli inaspettati cameo di variegati personaggi famosi, che sbucano improvvisamente e si auto-parodiano.
(La recensione del film "
Ted 2" è di
Roberto Baldassarre)
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