La recensione del film Sully

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SULLY - RECENSIONE

Sully recensione
Recensione

di Mirko Nottoli
[Sully recensione] - Il miracolo dell'Hudson secondo Clint Eastwood non è il racconto patriottico di un atto definito, non senza retorica, eroico, bensì il suo opposto. Perchè mentre il mondo intero applaudiva Chesley Sullenberger detto Sully, pilota dell'airbus A320 che il 15 gennaio 2009 atterrava, con 155 persone a bordo, uscite tutte miracolosamente illese, sul fiume Hudson, dopo che uno stormo di uccelli aveva messo fuori uso entrambi i motori dell'aereo appena decollato dall'aeroporto LaGuardia, quelli della compagnia assicuratrice lo stavano mettendo sotto torchio nel tentativo di scoprire qualche possibile errore umano che, contrariamente al sentire comune, avrebbe messo a repentaglio la vita dei passeggeri (e permesso all'assicurazione di rifarsi della perdita dell'aereo). La storia che non ti aspetti, quella che i media non ti raccontano. La passione ingenua e sincera del popolo da un lato, i magheggi subdoli e opportunisti del potere dall'altro. In mezzo, un uomo che fa semplicemente il suo dovere. In 95 minuti secchi, sobri, senza fronzoli, Eastwood prende a prestito un fatto di cronaca e lo innalza ad esempio di cosa significhi oggi schierarsi a favore dell'impegno sociale, civile e politico. Per dimostrarci cosa è da difendere e cosa è da combattere. Che anche se non si parla di politica, tutto è politica. Come sempre quando si parla di Eastwood ci troviamo dinnanzi ad un cinema di uomini, di individui che compiono delle scelte, anche controcorrente, disposti ad agire fuori dal coro e fuori dagli schemi se necessario, singoli che hanno dentro di sé una legge morale non scritta che non ha bandiere ma che in modo naturale, sa distinguere il Bene dal Male. Chesley Sullenberger detto Sully non è un eroe ma semplicemente un uomo dotato di coscienza che in un momento cruciale ha agito secondo coscienza, seguendo il suo istinto e la sua esperienza. Ha valutato, ha rischiato, ha mantenuto la calma ed è stato fortunato. Curiosamente emergono affinità tra Sully e Snowden, tra Eastwood e Oliver Stone, due autori ideologicamente agli antipodi. Con una differenza fondamentale, che i due film non fanno che rimarcare: Stone piega il racconto alle proprie idee, Eastwood piega le proprie idee al racconto. Per Stone le opinioni precedono i fatti, per Eastwood li seguono. Ecco perchè Snowden è un eroe e Sully no. Ecco perchè non c'è da meravigliarsi se uno che fa Gran Torino poi sostiene Donald Trump. Perchè è il pregiudizio quello da osteggiare. Pensare che ci sia una parte che incarni il bene ed una che incarni il male quando invece ci sono solo gli uomini che non sono né buoni né cattivi ma sono come attori sulla scena obbligati ad improvvisare. Sully emoziona e commuove per tutti i suoi 95 minuti di durata grazie al rigore del racconto, all'elevato senso etico che lo pervade, al principio di solidarietà e giustizia che lega i cittadini nelle avversità, alla rassegnata accettazione cui deve sottostare ognuno di noi sull'imprevedibilità del destino. Sobrio e asciutto come il film, Tom Hanks nei panni di Sully fa venire i brividi, concentrato di emozioni trattenute e per questo esplosive. Peccato che solo nel finale Eastwood ceda al colpo cinematografico ad effetto con quel cambio di opinione da parte dell'accusa troppo repentino da non risultare sospetto. Ciononostante prevediamo pioggia di nomination agli Oscar. (La recensione del film "Sully" è di Mirko Nottoli)
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