di A. Bizzotto
[
Suffragette recensione] - Torna l'ossessione di David O. Russell per le storie vere: Jennifer Lawrence è Joy Mangano; Joy Mangano è la madre del Miracle Mop; il Miracle Mop è un mocio che si strizza da solo.
Quando Joy era piccola voleva fare l'inventrice (costruiva recinzioni di cartone e sognava una vita di successi), ma gli psicodrammi di una famiglia troppo presa da se stessa, la dirottano verso una mediocre carriera impiegatizia. Da adulta poi, dopo essersi tagliata le mani mentre puliva i resti di una bottiglia rotta, capisce che le casalinghe d'America non possono andare avanti così e inventa il celebre mocio autostrizzante. Il problema è fabbricarlo (con che soldi?) e portarlo in commercio. Per fortuna sulla strada incontra dei collaboratori più o meno validi che, tra un tentativo di boicottaggio e l'altro, le finanziano il progetto e la portano sugli schermi della rivoluzionaria QVC - con a capo Bradley Cooper, è ovvio. Sembrerebbe finita, ma scopre di essere stata frodata e con una mossa, che dire originale è poco, si taglia i capelli, inforca gli occhiali e sconfigge gli aguzzini malvagi e un po' tonti, in un clima da far west. Finalmente può guadagnare un sacco di soldi.
Ora, al di là dell'interesse che può o meno suscitare la storia dell'inventrice del mocio, la vera falla del film sta nella rappresentazione dalla famiglia. Denunciata fin dall'inizio come il grande deterrente della vita di Joy, in realtà risulta priva di quella drammaticità con cui lo stesso Russell raccontava ad esempio il clan Ward/Eklund in The Fighter. I vari componenti sono delle macchiette che lasciano il tempo che trovano in un contesto a metà tra un fiabesco à la Wes Anderson e un grottesco burtoniano, ma senza una personale identità. Virginia Madsen è la mamma dipendente da telenovelas kitsch, che vive in camera da letto e intasa le tubature di capelli. De Niro, il padre succube della compagna di turno (nella fattispecie Isabella Rossellini: miliardaria ma con dei pessimi consulenti legali). A loro si aggiungono la sorellastra invidiosa, l'ex marito sudamericano che vive nel seminterrato e la nonna che crede strenuamente nel genio assopito della nipote. Come si vede, se si esclude l'egoismo di due genitori troppo autoreferenziali, in fondo la vita di Joy non è diversa o peggiore di tante altre. E questo è il secondo e più grave problema, che siamo abituati a storie straordinarie e quella di Joy Mangano è solo una storia interessante.
(La recensione del film "
Suffragette" è di
Alessandro Bizzotto)
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