La recensione del film St. Vincent

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ST. VINCENT - RECENSIONE

St. Vincent recensione
Recensione

di P. Ottomano
[St. Vincent recensione] - Non siamo prevenuti: molti dei ruoli interpretati Bill Murray ci faranno ridere. O piangere (per davvero), anche allo stesso tempo. Ne è una prova Broken Flowers (Jim Jarmusch, 2005), in cui un ex dongiovanni e potenziale padre s'intestardisce nella ricerca del suo figlio perduto, tra fughe repentine e porte sbattute in faccia. O Tutte le manie di Bob (Frank Oz, 1991), in cui convivono tranquillamente ossessione e imperturbabilità di un attore e di un personaggio, o ancora Lost in translation (Sofia Coppola, 2003), dove un viaggio così lontano da casa diviene il pretesto per scoprire la propria vera identità. Anche St. Vincent è una storia sulla scoperta dell'identità, sulle piccole ossessioni che costellano la giornata di un uomo – sarebbe meglio parlare di vizietti – e sulla ricerca di qualcuno che, forse, non si potrà più recuperare. Identità che Vincent non può rinnegare, sebbene faccia del suo meglio per nasconderla agli estranei. Vizietti che vorrebbero confermare la sua cattiva reputazione, ma che si tramutano in una tenera deviazione dalla sua normalità. E quel qualcuno, la moglie che ormai non è più lei, che lo tiene ancora in vita ma che, anche se non lo sa, ha passato il testimone al nuovo piccolo vicino di casa del marito: Oliver. Basta infatti la sua compagnia per far uscire Vincent dalla sua mediocre routine: divano, pavimento, night club e casa di riposo, l'unico posto dove riesce a ritrovare un po' di dignità. Ci riesce perché deve prendersi cura di qualcuno che non sia se stesso, ed è questo il motivo per cui diventa un baby-sitter così improbabile e pericoloso quanto affettuoso – a suo modo – e insostituibile, tanto da meritarsi l'appellativo di santo. Ci riesce, anche se rischia di mandare tutto all'aria, perché non gli sembra possibile, non gli sembra giusto che qualcuno tenga sul serio a lui, così abituato alla solitudine e all'amore a ore da essersi dimenticato la forma di quello senza ricompensa. Vincent rischia di non essere più un uomo solo: ha provato in tutti i modi a diventarlo, ad allontanare gli altri, ma potrebbe aver sbagliato qualcosa. E ritrovarsi una famiglia tra i piedi. (La recensione del film "St. Vincent" è di Paolo Ottomano)
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