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Spiral L'eredità di Saw recensione] - Lo diciamo subito: siamo fan di Saw. Per cui, allorquando veniamo a sapere dell'uscita di un nuovo capitolo di Saw, siamo felici. Indipendentemente dall'implausibilità della trama, della palese operazione meramente commerciale, dell'inutile reiterazione degli episodi, del fatto che la saga assomigli sempre di più ad un serial tv di largo consumo, siamo felici. Siamo fan di Saw però, non del semplice suono della parola. Per cui continuare a mettere nel sottotitolo "l'eredità di Saw" non è sufficiente se poi di Saw non c'è nemmeno l'ombra. Già il carisma del protagonista è bastato a tenere in piedi la saga per 5 capitoli anche da morto (la domanda è sempre la stessa: ma era necessario farlo morire così presto?), al punto che bastava evocarlo, vederlo in flashback, nominarlo. Ma almeno là, anche nel penultimo capitolo che riprendeva le gesta dell'enigmista 7 anni dopo la preannunciata fine, l'eredita di Saw c'era, era reale, il suo spirito aleggiava, l'obiettivo, pur nell'improbabilità del tutto, era il medesimo e pur nell'improbabilità del tutto, reggeva (e reggeva nonostante una serie di protagonisti uno più loffio dell'altro, vero Costas Mandylor?). In questo Spiral invece, secondo tentativo di reboot, a dispetto del sottotitolo, ogni legame è spezzato, a patto di non voler considerare legame una fugace foto del nostro Tobin Bell, il consueto tema musicale, la maschera da maiale. Anche chi non vedeva l'ora di gustarsi una nuova entrata in scena di Billy, purtroppo, rimarrà deluso. L'unico brivido si ha quando compare una sega e un braccio ammanettato a un tubo, il che la dice molto lunga. Certo, rimangono le trappole mortali, sempre più complicate e improbabili, il sangue a fiumi, gli arti spezzati, le carni maciullate, ma senza alle spalle l'universo di Jigsaw, il suo lucido delirio, la sua folle missione, il suo accattivante moralismo, le sue prediche messianiche, quel che rimane è solo bassissima macelleria. Poteva far ben sperare che dietro alla macchina da presa fosse tornato Darren Lynn Bousman, perchè se è vero che Saw è una creazione di James Wan, è altrettanto vero che a Bousman si deve l'affermazione e il consolidamento del Mito attraverso i capitoli n. 2, 3 e 4, e alcune delle sequenze più iconiche, cruente e visivamente impressionanti della serie (la vasca piena di siringhe, l'operazione al cervello, la macchina trita-maiali, tanto per citarne qualcuna). In Spiral prova a pigiare l'acceleratore dello splatter e della macellazione delle carni, pensando erroneamente che stia lì il selling point e non invece nel fatto che la tortura più efferata, se privata del dilemma morale che in qualche modo la giustifichi, se privata di un disegno che si sviluppi in un crescendo di suspance e tensione, di un meccanismo ben congegnato, disseminato di martirii ben congegnati, che magari sfoci in un colpo di scena che lascia di stucco, è solo esibizionismo compiaciuto tanto gratuito quanto sgradevole (perchè, diciamolo, non sarà mica un colpo di scena quello lì alla fine?!?). A calare il colpo ferale sul già desolante panorama, Chris Rock nei panni del protagonista, uno di quei fenomeni che capiscono solo gli americani, il cui concetto di interpretazione intensa è stringere gli occhi per tutto il tempo.
(La recensione del film "
Spiral L'eredità di Saw" è di
Mirko Nottoli)
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