La recensione del film Spider-Man Un nuovo universo

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SPIDER-MAN UN NUOVO UNIVERSO - RECENSIONE

Spider-Man Un nuovo universo recensione
Recensione

di Mirko Nottoli
[Spider-Man Un nuovo universo recensione] - Per chi è poco addentro al mondo dei fumetti, pur non essendone completamente a digiuno, il nome di Miles Morales dirà poco o niente (noi siamo fra quelli) e alla domanda, chi si nasconde dentro il costume dell'Uomo ragno, risponderà senza esitare, Peter Parker. Che invece Peter Parker non sia l'unico Uomo ragno ma che esista, dal 2011, anche un altro Uomo ragno, un adolescente di colore che si chiama appunto Miles Morales, è una notizia che non coglierà di certo di sorpresa i fan del supereroe. Di più: cosa pensereste se vi dicessimo che esiste anche una spider woman alias spider Gwen alias Gwen Stacy, uno spider man noir che giunge dagli anni '30, uno spider man robot giapponese con bambina al seguito e uno spider man maiale meglio conosciuto come Peter Porker? (ora forse qualcuno ricollegherà la scena dei Simpson in cui Homer canta "spider pork, spider pork"). Questione di Universi paralleli. Universi paralleli come quello dei fumetti e universi paralleli come quelli trattati dalle avventure del cosiddetto "Ragnoverso", cui si ispira questo primo film a cartone animato dedicato all'Uomo Ragno, prodotto da Sony - in collaborazione con Marvel - che, da Venom in avanti, sta creando essa stessa un universo parallelo (giusto per stare in tema e confondere le idee) rispetto al cosiddetto Marvel Cinematic Universe. Non un reboot, non un sequel, non un prequel, bensì - come annunciato dal titolo - un nuovo universo, o meglio un multiverso, non uno ma tanti che vanno a costituire un binario parallelo che corre a fianco della linea narrativa principale senza contraddirla né rinnegarla ma citandola, integrandola, complicandola, arricchendola. E quello che più conta è che stavolta siamo di fronte ad un film di animazione. Ma non un film d'animazione qualsiasi bensì un oggetto forse davvero mai visto prima, originale nella tecnica, contemporaneo nello stile, attuale nei contenuti ed eterno nel messaggio. Tecnica: dimenticate tutti i cartoon Pixar e Dreamworks degli ultimi 20 anni, belli ma ormai tutti simili tra loro. Bob Persichetti, Peter Ramsey e Rodney Rothman sono ricorsi ad un' audace integrazione tra CGI innovativa e animazione 2D dal sapore vintage, citando il retino a imitazione delle strisce su carta ed eliminando la profondità di campo a imitazione dell'occhio umano, ottenendo grandissima fluidità nei movimenti e perfetto realismo nell'espressione dei volti da cui emana calore, sentimenti, emozione. Stile: il rap, il trap, l'arte di strada, i colori acidi delle bombolette spray, i simboli delle tag, degli stencil, degli sticker, i colori fluo delle insegne al led, le felpe, i cappucci, i tattoo e i piercing, tutto l'armamentario visivo tipico della contemporaneità metropolitana, con tutto il suo carico di protesta e indolenza adolescenziale, è contemplato a fare da sfondo alle gesta del giovane protagonista, sottolineate da una colonna sonora da urlo, da ascoltare nelle cuffie a tutto volume (cuffie Sony, ovviamente). Contenuti: universi paralleli, dimensioni parallele, intelligenza artificiale, fisica quantistica e computer quantici, argomenti di strettissima attualità come dimostrano, tra gli altri, gli ultimi best seller di Dan Brown e Frank Schatzing, che il cartoon maneggia con rispetto piegandoli alla funzionalità di un racconto che rimane un' avventura action ma non per questo scade da un lato nella faciloneria demenziale né dall'altro in intellettualismi astrusi, indigesti, fumosamente new age (vedi l'ultimo Capitan Harlock). Infine, il messaggio: semplice e profondo come lo sono tutti i valori archetipi, quelli tramandati dai miti su cui si fondano le civiltà evolute: tutti possiamo venire punti da un ragno, tutti possiamo essere Spider man. Dedicato a Stan Lee e a Steve Ditko, "per non averci lasciato soli". (La recensione del film "Spider-Man Un nuovo universo" è di Mirko Nottoli)
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