di R. Ricucci
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Sound of metal recensione] - Sound of Metal, disponibile su PrimeVideo è un film di Darius Marder. Ruben (il bravissimo britannico Riz Ahmed, di origini pakistane riceve la Nomination agli Oscar 2021) è un giovane batterista che con la sua anima gemella Lou (Olivia Cooke) cantante, formano un duo, i Blackgammon e si esibiscono nei club americani. Lou è orfana di madre suicida, Ruben, ex tossico, pulito da 4 anni, porta inciso, tra il resto, "Please kill me" sul petto e "No", sul dorso della mano. Quello che Ruben e Lou producono insieme, è il suono e la voce della rabbia mai gestita nei confronti di una vita dolorosa; il rumore assordante è quello di un rock impetuoso che non lascia il tempo di goderne il sound più vero. Lo spettatore è subito avvertito, nei primi dieci minuti di film che sarà un'esperienza sensoriale dove l'udito giocherà la sfida maggiore. Dopo un concerto notturno, la mattinata del Duo è ritmata da un sottofondo musicale dolce, il bollitore esegue il suo pezzo così le tazze e i bicchieri mossi sul vassoio. Solo uno strano ronzio si insinua nelle orecchie di Ruben, poi sempre più forte, non distinguendo più né parole né suoni. La sordità arriva improvvisa come lo sgomento di Lou che non sa come aiutarlo. Su consiglio di un amico, raggiungono un centro presieduto da un veterano della guerra del Vietnam, Joe (il bravo Paul Raci), sordo a causa di una bomba. Si occupa dei più deboli, ex tossici, sordo muti. Parla il linguaggio dei segni e all'interno del centro c'è una scuola apposita per i bambini affetti dalla stessa disabilità. Darius Marder è capace di rendere il film un'esperienza acustica a tutti gli effetti: dal sentire oggettivo di una realtà che parla ad alta voce e che si muove caoticamente, alla soggettiva di Ruben al quale è restituito un silenzio sempre più assordante. La prospettiva che gli viene offerta dal veterano Joe è quella di immergersi sempre più convintamente nelle parole silenziose della natura, delle emozioni e di ogni singolo gesto che parlano alla sua anima. Il fruscìo delle foglie sugli alberi, il sorriso dei bambini che lo sfidano a ripetere l'alfabeto dei segni, le camminate nei prati: tutto può concorrere a ricostruire la voce della vita. Così, l'invito del veterano Joe proposto a Ruben è prendersi del tempo per guarire dal dolore inferto da questa improvvisa disabilità e dunque, semplicemente di sedere, stare seduto imparando ad ascoltarsi.
Sound of Metal ha il suono dello smarrimento di Ruben come dello spettatore, nel frastuono metallico di voci irrisolte di uomini e donne che attraversano lo schermo della vita. Quello che osa fare Darius Marder (che ne firma anche la sceneggiatura con Abraham Marder) è dichiarare la pace interiore dell'uomo, nell'accettazione di sé e delle proprie fragilità. Quello di Ruben e anche di Lou è un cammino d'iniziazione a una nuova vita dove rabbia, rancori, rimorsi lasciano spazio al silenzio della ricchezza ritrovata dentro ciascuno di loro: alla loro verità come uomo e donna. Il mondo non è ostile all'uomo, a nessun uomo, se questo è disposto a sentire la voce che parla dentro di sé. La disabilità è una condizione interna che gli impedisce di vivere qualsiasi condizione gli sia data da vivere. Basta sedersi, stare seduti. Allora il corpo tatuato di Ruben diventa un tutt'uno con le forme della natura, con lo spazio della vita. Finalmente il silenzio diventa la voce più buona che Ruben riesce a sentire mentre il suo sguardo oltrepassa l'altezza del cielo.
(La recensione del film "
Sound of metal" è di
Rita Ricucci)
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