La recensione del film Sotto una buona stella

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SOTTO UNA BUONA STELLA - RECENSIONE

Sotto una buona stella recensione
Recensione

di Mirko Nottoli
[Sotto una buona stella recensione] - Verdone che fa Verdone. Dentro e fuori lo schermo, in tv, nelle interviste, ormai è sempre uguale a se stesso, l'imbranato e ipocondriaco, con l'aria da maestrino pignolo che pare gli abbiano piantato un bastone nel didietro. E' come se tutti i suoi personaggi del passato si fossero fusi insieme creandone uno d'identità incerta che si protrae stancamente un film dopo l'altro. Che Verdone non abbia più niente da dire è evidente da anni, lui che aspirava a diventare l'erede della nobile commedia all'italiana e invece è finito nel gran calderone del prodotto medio nostrano targato de laurentiis, prodotto usa e getta dal sapore televisivo, approssimativo e seriale, che si rispecchia perfettamente nei manifesti cinematografici che di volta in volta lo pubblicizzano, tutti uguali, tutti privi di gusto, tutti realizzati con un layout predefinito di Microsoft Publisher. Sotto una buona stella conferma la sconsolata china che ha imboccato la carriera di Verdone da una ventina d'anni a questa parte (a voi decidere se considerare ultima prova degna Perdiamoci di vista o Sono pazzo di Iris Blond), una progressiva discesa dove i contenuti latitano, le risate si vanno sempre più affievolendo (solo la scena delle gocce merita una menzione speciale), le situazioni si riciclano con preoccupante frequenza (contiamo quante volte lo abbiamo visto ultimamente a letto con una giovane donna che gli intima di menarla) e che, anche dal punto di vista tecnico e formale, denuncia una svogliatezza appena accettabile per una fiction di canale 5, dalla noncuranza della messa in scena alle comparse che si vede che sono comparse, dagli arredi di cartapesta fino alle luci, i costumi, la fotografia e, non ultima, la regia, fattori essenziali privi di stile, galleggianti in un anonimato tipico di maestranze che operano a ritmi da catena di montaggio a stipendio sindacale. Magari non è così ma tale è l'atmosfera che si percepisce. Infine la scrittura che se poteva essere considerata un punto di forza del comico romano ora è diventata uno dei (tanti) punti deboli, in costante debito di inventiva, di creatività, incapace di offrire fondamenta solide al racconto che sgattaiola da tutte le parti. In Sotto una buona stella (a proposito: perché sotto una buona stella?), per non arrovellarsi troppo su possibili meccanismi di sceneggiatura Verdone prima piazza la sua voce fuori campo a descriverci pensieri e retroscena. Poi procede, sempre con la voce off che alla bisogna commenta, allineando una serie di situazioni abbozzate ma che non sviluppa, lasciate in sospeso e poi dimenticate: che fine fa il titolare travolto dallo scandalo finanziario? E la compagna che trasalisce quando lo rivede storpio? E la fidanzata del figlio che pattina per mezzo secondo? Poi svanisce nel nulla? E la prima moglie, morta e accantonata in quattro e quattr'otto? Non è lei la buona stella del titolo? E allora forse non meritava un approfondimento maggiore rispetto ad una foto accarezzata di sfuggita solo per fornire il richiamo alla canzone che Lorenzo Richelmy canta poco dopo? E il lavoro? Lo trova? Non lo trova? Come campa? E la Cortellesi perché si nasconde nel suo appartamento? Perché si spaccia per rumena? Giusto per confezionare una gag da sfruttare nel trailer? E a fronte di tutte queste lacune, Sotto una buona stella cosa offre? Si può dar atto a Verdone di aver cercato negli ultimi tempi di abbandonare il facile tormentone alla "lo famo' strano", ma qui si rischia di passare dal facile tormentone al tormento di non aver nemmeno quelle tre parole da dire. (La recensione del film "Sotto una buona stella" è di Mirko Nottoli)
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