La recensione del film Sotto le stelle di Parigi

.       .

Vai ai contenuti

FILM > RECENSIONI

SOTTO LE STELLE DI PARIGI - RECENSIONE

Sotto le stelle di Parigi recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Sotto le stelle di Parigi recensione] - E' una fiaba, dedicata a quelle persone, i senzatetto, che vivono ai margini di una società che spesso li ignora. Christine, che da anni vive per strada, rifugiandosi dove trova riparo e mendicando il cibo alle mense sociali, una notte, mentre dorme, sente strani rumori. Un bambino si presenta ai suoi occhi, infreddolito e stanco, non parla una parola di francese, ma i suoi grandi occhi chiedono aiuto. La reazione di Christine è immediata nel non accettare il bambino. Ma l'insistenza del piccolo è così tenace che alla fine accetta di farlo entrare nel rifugio, ad una condizione, rispettare le distanze. Io là, tu di là, dice corrucciata al bambino, e Suli, questo è il nome del bambino, riesce non solo a rimanere la notte nel rifugio con Christine, ma diventa la sua ombra nei giorni seguenti. Suli è stato separato dalla madre che deve essere rimpatriata. Christine, che in cuor suo ha un passato carico di ricordi affettivi dolorosi, decide di aiutare il bambino a ricongiungersi con sua madre. Diretto da Claus Drexel e sceneggiato dallo stesso e Olivier Brunhes, "Sotto le stelle di Parigi" si veste dell'umanità straordinaria di Catherine Frot, la clochrad Christine, la barbona dallo sguardo dolce e rassicurante, che si muove quasi sofferente nelle strade parigine, percorrendo sempre gli stessi luoghi, le stesse panchine, immersa in una solitudine che le fa compagnia in una continua quotidiana riflessione. Eppure, l'incontro con il piccolo Suli riesce a creare in Christine una rottura con un'esistenza amorfa, vuota. Il piccolo scuote l'anima della barbona, ormai morta dentro, riuscendo, con la sua ingenua presenza, a farla riconciliare con il mondo che la circonda, e metterla di nuovo in sintonia con ciò che di umano esiste. Christine ha un passato, un dolore che l'accompagnerà per tutta la vita. E' una donna colta, è stata una ricercatrice e sempre s'interessa di scienza, e la sua scelta di vagabondaggio è legata ad un perché che non sapremo mai. La lentezza delle scene immerge lo spettatore in una quotidianità senza tempo, tipica dei senza tetto, carica di un'esistenza che non ha nulla a che fare con la routine della gente comune, guardinga verso queste persone e soprattutto verso gli immigrati. Il film, nel racconto fiabesco tra una barbona e un bambino profugo in cerca di riconciliarsi con la sua mamma, sottolinea il paradosso che sta alla base di una situazione curiosa. E, come succede nelle favole, si parte proprio dal paradosso per arrivare a raccontare la forza umana che può superare ogni ostacolo quando è spinta da un sentimento che la riconcilia con il mondo di cui irrimediabilmente fa parte. La favola è sempre l'espressione più profonda dell'immaginario del mondo popolare. Claus Drexel sceglie la favola come forma di comunicazione cinematografica e con uno stile semplicistico coglie l'ambientazione della storia e dei personaggi che ne fanno parte, un tutto che è poi il racconto della nostra contemporaneità, in un intreccio affascinante tra realtà e trasposizione fiabesca. (La recensione del film "Sotto le stelle di Parigi" è di Rosalinda Gaudiano)
- Vai all'archivio delle recensioni
- Lascia un commento, la critica o la tua recensione del film "Sotto le stelle di Parigi":




Torna ai contenuti | Torna al menu