La recensione del film Sieranevada

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SIERANEVADA - RECENSIONE

Sieranevada recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Sieranevada recensione] - Un affresco crudo e realistico di relazioni familiari in una famiglia di Bucarest riunita per commemorare la morte del capo famiglia quaranta giorni dopo il funerale e tre giorni dopo l'attentato a Parigi contro Charlie Hebdo. La scena iniziale alza il sipario sull'angolo di una strada di Bucarest. Strombazzamenti e caos di veicoli, mentre Lary (Mimi Branescu), cerca di calmare i passanti furiosi perché sua moglie ha parcheggiato la macchina in un posto riservato. Dagli accesi battibecchi in macchina, dopo che Lary ha recuperato la moglie, la scena si sposta nell'appartamento dei genitori di Lary, dove approdano famigliari ed amici del defunto padre, in attesa del prete per la funzione commemorativa. Ed è in questo appartamento, dagli spazi ristretti e soffocanti che Cristi Puiu, dirige "Sieranevada" suo ultimo lavoro di regia, acclamato al Festival di Cannes 2016. L'appartamento è la rappresentazione di un microcosmo dell'attuale società rumena, nel passaggio epocale dal decaduto sistema politico comunista di Ceausescu ad una politica di governo confusa e non credibile. Lary, medico, che ha smesso di esercitare momentaneamente la professione per diventare rappresentante di prodotti medici, è il volto sul quale la mdp di Puiu coglie l'insoddisfazione, il disagio ed anche una possibile speranza di rivalsa. Porte che si aprono e si chiudono custodendo spazi ristretti e claustrofobici e all'interno persone che colgono quel momento, forse inconsapevolmente, per raccontarsi, mettere a nudo non solo le proprie insoddisfazioni, ma soprattutto le insicurezze dovute a mancate risposte sociali che invece qualcuno di loro ritrova nel ricordo del vecchio regime comunista. Eppure, nonostante la tavola sia stracolma di buon cibo, come è da tradizione rumena nella commemorazione di un defunto a 40 giorni dalla morte, il conflitto tra i presenti non tarda ad esplodere. Ed è qui che Puiu sa come gestire quel campo-controcampo nei piani sequenza con la sua mdp a spalla che riprende attori che entrano ed escono sempre seri in volto, aprendo e chiudendo nervosamente le porte, simboli concreti dell'apertura e chiusura dei numerosi conflitti che emergono via via in tempo reale durante lo scorrere del film. Il momento di confusione sociale che porta a perdere di vista valori importanti è rappresentato in quel minuscolo appartamento di Bucarest, dove anche la tavola stracolma di ogni ben di Dio, risulta caotica e poco invitante. L'ambiente sciatto, carico di oggetti messi alla rinfusa, come la cucina invasa da pentole messe una sull'altra, restituiscono il quadro di un malessere esistenziale, inconsolabile, che ormai sovrasta le vite di tutti, rendendoli rissosi gli uni verso gli altri. "Sieranevada" (nel significato etimologico di terra ostile), nonostante i suoi 173', riesce nel suo messaggio antropologico a raccontare uno spaccato di società, quella rumena, attraverso un rito commemorativo che si sostanzia di cibo, di legami e di preghiere, rituali fortemente comunitari, ma che non bastano più a proteggere una società senza risposte concrete ed urgenti. Nonostante, in passato, la cinematografia rumena non fosse rappresentata da una scuola nazionale, ciò non ha impedito che validi cineasti dessero voce ad un cinema che rappresentasse la gente, il popolo rumeno nelle sue condizioni reali e nei suoi bisogni contingenti. Cristi Puiu testimonia questa conquista, con una poetica cinematografica singolare che riesce a tutto tondo ad elencare problematiche di vita reale e circostanze, puntando, come ha già fatto con "Aurora" e "La morte del signor Lazarescu", sull'ottima caratterizzazione dei soggetti. (La recensione del film "Sieranevada" è di Rosalinda Gaudiano)
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