La recensione del film Sicario

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SICARIO - RECENSIONE

Sicario recensione
Recensione

di Mirko Nottoli
[Sicario recensione] - La Terra vista dall'alto, da posizione zenitale, sembra un infinito quadro informale. Monti, colline, pianure e depressioni, da lassù, sono solo macchie di colore, striate, bidimensionali giustapposte, una di seguito all'altra. Le azioni umane, anche le più abbiette, appaiono insignificanti, solo per noi che distinguiamo il giusto dallo sbagliato hanno un senso ma forse ci sfugge il disegno d'insieme. Non conoscono regole i protagonisti di Sicario, nuovo film di Denis Villeneuve che dopo Prisoners, con più di un occhio rivolto a Traffic, si conferma cineasta con la C maiuscola dimostrandoci che per fare grandi sequenze action non serve tanta azione. Valga per tutte la scena d'apertura, più tesa e avvincente essa da sola, di tutta la saga di Mission Impossible messa insieme, pervasa da un'atmosfera di fatalismo immobile da far accapponare la pelle. Ma tutto Sicario è un film serratissimo che ti inchioda alla poltrona senza mollarti un attimo. E lo fa quasi esclusivamente con la forza della regia, senza spiegarti niente di quanto accade, senza ricorrere ad un montaggio frenetico, senza ricorrere ad esplosioni e sparatorie in serie, coadiuvato da un tris di personaggi complementari ed efficaci, ben interpretati da Emily Blunt, Benicio del Toro e il sempre bravo e sottovalutato Josh Brolin. E lo fa sostanzialmente senza dire nulla di eclatante rispetto a quanto già sappiamo su trafficanti di droga messicani, guerra dei cartelli, violenza, corruzione, assenza di regole appena al di là ed al di qua del confine (c'era già quasi tutto in Traffic ma anche nel più recente The Counselor). E' infatti la sceneggiatura il punto più debole della pellicola, ma non per quanto di nuovo non ci sveli ma perchè, soprattutto nel finale, pecca più volte di ingenuità contraddicendo quanto fino a lì ribadito, come se non abbia avuto il coraggio di condurre le proprie premesse all'estremo delle loro naturali conclusioni, come se non abbia avuto il coraggio di liberarsi da quel manicheismo che in fondo ci consola tutti. Ecco allora che fa sorridere che, in un mondo spietato come quello prefigurato dal film lei, agente scelto dell' FBI, non proprio Alice nel Paese delle Meraviglie, si ostini al limite dell'ottusità nel voler "seguire il protocollo", in nome di un'idea di Giustizia al di sopra delle parti (anche rispetto a gente che mutila i corpi e appende i cadaveri lungo le strade). Così come suona ipocrita, ancor più in quanto non richiesta e non necessaria, la giustificazione etica che vuole assolvere Benicio del Toro dal fare quello che fa perché è stato vittima in passato di un indicibile torto. Villeneuve lancia il sasso e poi nasconde un po' la mano. Il sasso però, nel frattempo, ha centrato perfettamente il bersaglio. (La recensione del film "Sicario" è di Mirko Nottoli)
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