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IERI OGGI E...

SHINING
di Stanley Kubrick

di Dario Bevilacqua
Scopo di questa rubrica è analizzare i grandi CAPOLAVORI del '900 e quindi di IERI. Contestualizzarli ad OGGI per capire se la prova del TEMPO li ha resi ETERNI o superati. Verranno presi in esame solo opere che all'epoca venivano considerati CAPOLAVORI per capire, analizzando il contenuto e la forma, gli aspetti che li hanno resi tali da essere, circoscritti al loro TEMPO per ovvi motivi sociali o, ETERNI anche OGGI e DOMANI.
Jack Torrance (Nicholson, assolutamente geniale: entra completamente nel personaggio e ne incarna perfettamente le sembianze, la rabbia e la personalità. Il suo sguardo indemoniato è storia del cinema) è uno scrittore in crisi. Per trovare la pace necessaria a scrivere accetta di fare il custode invernale (nel periodo di chiusura) dell'"Overlook Hotel", situato su una montagna del Colorado. Con lui c'è suo figlio Daniel (Lloyd, inquietante al punto giusto) , dotato di poteri telepatici, e la moglie Wendy (Duvall, perfetta nel raffiguare la fragilità e la remissione della moglie devota, memorabile la sua espressione terrorizzata nel bagno) . L'isolamento forzato e una misteriosa maledizione trasformeranno Jack, risvegliando in lui un istinto omicida. L'essenza pura e assoluta della paura. Questo è "Shining". La paura che Danny sente, percependo il pericolo in anticipo, grazie ai suoi poteri telepatici, ma anche la sua paura di non essere capito e accettato dai genitori per la sua diversità; la paura di Wendy, debole ed insicura, di fronte al temperamento violento del marito; la paura di Jack, incapace di essere produttivo nel suo lavoro, di essere un buon padre e un buon marito e - soprattutto - di controllare se stesso. La paura della solitudine e dell'isolamento. La paura, infine, che si insinua nella spina dorsale dello dello spettatore, al vibrare della musica e allo scorrere lento della telecamera, fino alle improvvise immagini di terrore (gemelle, sangue, donna cadavere). La maestria dello "Shining" è nel catturarti completamente, ipnotizzandoti nei corridoi dell'Overlook Hotel e nei cespugli del labirinto del suo giardino per poi terrorizzarti con l'orrore più puro. Per far questo Kubrick sceglie uno stile dapprima fluido e in continuo movimento (i piani sequenza con la steady-cam che segue Danny nei corridoi dell'albergo sono sublimi ed è grazie a loro che anche un giro in triciclo fa venire i brividi), poi ritmato, fino al climax ascendente che culmina nell'inseguimento finale. Perfetta, infine, la sceneggiatura, per opera dello stesso regista e in rivisitazione dell'omonimo libro di King (che ha disconosciuto il film, girandone una nuova versione di scarso successo), in una tipica trama horror che si intreccia alla perfezione con riflessioni a carattere socio-psico-antropologico, veicolate da immagini straordinarie, a volte stranianti (come la stanza che si riempie di sangue o i personaggi bizzarri che popolano l' Overlook Hotel ), a volte scioccanti (come le apparizioni delle gemelle o il volto di Nicholson alterato dal parossismo della rabbia). Con questo film Kubrick conferma una sensibilità acuta per determinate tematiche. Tra queste sono da segnalare la violenza insita nell'uomo, perfettamente incarnata da Nicholson e dalla sua involuzione, e resa agghiacciante dall'ineluttabilità del male in situazioni di isolamento e alienazione; la forza indomita e incontrollabile del male, che anche attraverso percorsi paranormali riesce ad avere la meglio sulle pretese razionalistiche dell'uomo, incapace di mantenere un vero controllo su se stesso; la critica alla famiglia medio-borghese, apparentemente meta di realizzazione, ma in realtà fonte primaria di paure, crimini, abusi e sopraffazioni; i pericoli dell'isolamento dell'animale uomo che, privo di socialità, diventa una bestia violenta e misantropa. Il film è stato girato in diverse location: gli esterni dell'Overlook sono ripresi da un vero hotel in Oregon, vicino a Portland, mentre il labirinto è di un parco inglese. La frase ripetuta sul manoscritto di Torrance, "Il mattino ha l'oro in bocca", nella versione originale è "All work and no play makes Jack a dull boy". "Shining" si presta senz'altro a più visioni: può essere visto solo per il suo lato emozionale, come fonte di terrore puro o come riuscitissimo film di genere; o può essere sottoposto a riflessioni più profonde e a diverse analisi sullo stile e la tecnica adoperati da Kubrick, oltre che sulle idee che ne hanno ispirato la realizzazione. Tutto ciò lo rende un'opera indimenticabile, non solo del genere horror, ma un capolavoro indiscusso. Lo era IERI, lo è OGGI e lo sarà DOMANI.


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