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Se Dio vuole recensione] - Meglio un figlio gay o un figlio che vuol farsi prete? Di sicuro meglio gay per il cardiochirurgo affermato, uomo si scienza e ateo convinto Marco Giallini, protagonista di Se Dio vuole. Restiamo nella cosiddetta commedia di mezzo, capitanata da un gruppo di autori di stanza a Roma che hanno ormai il monopolio del 90% del cinema italiano e che ogni settimana invadono le sale nostrane con una serie di prodotti fatti con lo stampino che durano appunto il tempo di una settimana. Brizzi, Bruno, Genovese, Martani alla regia. Bova, Angiolini, Memphis, Bisio, Gerini, Gassmann tra gli interpreti. Questa settimana hanno pescato dal mazzo l'onnipresente Giallini, Gassman con l'aggiunta di Laura Morante lì di passaggio. Dietro alla macchina da presa l'esordiente Edoardo Falcone, già sceneggiatore di Brizzi e Bruno, quest'ultimo presente tra i ringraziamenti, che firma il soggetto di Se Dio vuole assieme a Marco Martani, tanto perchè sia chiaro di che cosa si tratti. Ovvero di commedia "garbata", buonista, piaciona, politicamente corretta, che bandisce le volgarità e affoga compiaciuta nel mare sterminato dei cari, vecchi e rassicuranti stereotipi. L'onnipresente Giallini (secondo forse solo a Bova per numero di film al mese) interpreta tutto allo stesso modo, che faccia il medico, il meccanico o il poliziotto, con lo stesso tono di voce strozzato di chi pare gli manchi il fiato (e nell'unica scena in cui dovrebbe piangere non ci riesce). Laura Morante lì di passaggio è la moglie annoiata dell'uomo in carriera che di nascosto si attacca alla bottiglia nel ripostiglio, e poi un bel giorno si scopre infelice e decide di riappropriarsi della sua vita partecipando alle manifestazione studentesche come quando era giovane e sessantottina (diciamo che, ultimamente, Virzì in Capitale umano ha saputo offrire di meglio sullo stesso tema). Gassmann, prete sui generis, è acclamato come una rock star da centinaia di giovani perché racconta le parabole del vangelo in romanaccio e alla fine saluta tutti dicendo "bonanotte". Di contorno la figlia svampita e ignorante e il marito becero e razzista che manco a dirlo di mestiere fa l'agente immobiliare. Se l'ideuzza di partenza, riassumibile nella formula scienza contro fede, avrebbe potuto presagire sviluppi degni di interesse, purtroppo l'ideuzza lì rimane, stirata fino a raggiungere a fatica il minimo sindacale degli 87 minuti come neanche l'ultimo Woody Allen, che ormai fa un film basandosi su due righe di soggetto, saprebbe fare. Ciliegina sulla torta di Se Dio vuole, i product placement, fastidiosissimi. Ma invece di piazzare un manifesto gigante con la scritta Optima in mezzo al niente o mostrare i protagonisti che cenano bevendo Bellini con la bottiglia stagliata in primo piano, non converrebbe interrompere la proiezione e mandare la pubblicità? Si potrebbe approfittare per andare in bagno o fumarsi una sigaretta e comunque potrebbe sempre essere quella la parte migliore del film.
(La recensione del film "
Se Dio vuole" è di
Mirko Nottoli)
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