La recensione del film Se chiudo gli occhi non sono più qui

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SE CHIUDO GLI OCCHI NON SONO PIU' QUI - RECENSIONE

Se chiudo gli occhi non sono più qui recensione
Recensione

di Rosalinda Gaudiano
[Se chiudo gli occhi non sono più qui recensione] - Sogni, desideri, sofferenze, domande. Un mondo adolescenziale, una dimensione esistenziale conflittuale ed anche dolorosa quella di Kiko (Mark Manaloto), sedici anni, madre filippina e padre italiano deceduto in un incidente stradale. Appassionato di astrologia, passione ereditata dal padre defunto, il quotidiano di Kiko è intriso di una solitudine mortificante. La madre Marilou (Hazel Morillo), ha un nuovo compagno, Ennio (Giuseppe Fiorello), un caporale che sfrutta immigrati clandestini in cantieri edili e pretende, anche con metodi violenti, che Kiko abbandoni la scuola e lavori con la sua squadra in cantiere. Il ragazzo si sente oltraggiato nelle sue scelte di vita. Per sfuggire ad una condizione di costrizione si costruisce un rifugio tutto suo, un autobus abbandonato in una discarica, con all'interno fotografie del padre. Uno spazio intriso di una misticità abnorme eppure funzionale a quel bisogno di estraneità che riappacifica Kiko con il mondo intero. L'incontro, non tanto fortuito, con il sessantenne Ettore (Giorgio Colangeli), che si presenta come un vecchio amico del padre, sarà la svolta nella vita buia dell'adolescente. Ettore, riuscirà, quasi in punta di piedi, a restituire al ragazzo la fiducia in se stesso ed il coraggio delle proprie scelte. Nello stesso tempo, Ettore riscatterà un rimorso che gli dilania la coscienza. "Se chiudo gli occhi non sono più qui" è il quarto lavoro di cinematografia di Vittorio Moroni ("Le ferie di Licu"), che non smentisce il suo sguardo su problematiche legate all'immigrazione, porgendole con delicatezza ed in sottofondo, lavorando su temi scottanti della nostra contemporaneità, quali l'integrazione difficile degli immigrati di seconda generazione, lo sfruttamento dell'immigrazione clandestina, l'abbandono scolastico, i conflitti generazionali ed un timido ma sicuro accenno all'omosessualità. Ma la mdp di Moroni coglie nell'espressione rabbiosa di Kiko quella dimensione adolescenziale di solitudine che richiede senza mezzi termini certezze e presenze educative capaci di fornire le giuste conoscenze che permettano di affrontare gli interrogativi della vita futura. Un film credibile, ricco di allegorie che simboleggiano il travagliato percorso esistenziale dell'adolescenza, "Se chiudo gli occhi non sono più qui", anche se gode di una narrazione fluida, merito di una sceneggiatura solida e coesa, che Moroni ha scritto con Marco Piccaredda, esagera troppo con la voce fuori campo di Kiko che si interroga filosoficamente sull'esistenza del mondo. L'ultima mezz'ora del film, sempre focalizzando l'esistenza tormentata di Kiko, relegata in quella desolante periferia friulana, tra scuola, cantieri e bar-stazione di benzina, spazia in aforismi troppo pretenziosi, che lo stesso Kiko scrive su una moltitudine di pietre. In tutto questo peregrinare filosofico, che penalizza non poco l'attenzione dello spettatore ed è stridente con la tematica di fondo, Kiko troverà la strada maestra da seguire nella raggiunta consapevolezza di se stesso. Il film è in concorso al Santa Barbara International Film Festival 2014, al Festival Internazionale del Film di Roma 2013-Alice nella città e vincitore Borsa di Studio Premio Solinas 2009. (La recensione del film "Se chiudo gli occhi non sono più qui" è di Rosalinda Gaudiano)
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