di M. Marescalco
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Scompartimento N.6 recensione] - Vincitore del Gran Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes 2021, arriva il 2 dicembre nelle sale italiane Scompartimento n. 6, diretto da Juho Kuosmanen e tratto dal romanzo di Rosa Liksom pubblicato in Italia da Iperborea.
Laura è una ragazza finlandese che sta "fuggendo" da Mosca sulla famigerata Transiberiana. La relazione con la sua compagna Irina non va a gonfie vele e Laura è ancora alla ricerca della sua dimensione e del proprio punto di arrivo. La sua destinazione è il sito archeologico di Murmansk, che ospita i petroglifi, incisioni rupestri tra le prime manifestazioni dell'arte create dall'uomo. Sul treno, la studiosa incontra Ljoha, che condivide con lei lo scompartimento n. 6. Il ragazzo è un operaio russo dai toni bruschi, alcolizzato e misogino. Tra i due, però, nascerà qualcosa che condurrà Laura al suo vero obiettivo: la condivisione umana della sua esperienza vitale.
Per certi versi, Scompartimento n. 6 somiglia tanto a titoli quali Dieci inverni e Once, gioiellini indipendenti che hanno cantato le proprie lodi ai sentimenti. Sebbene lineare e semplice, questa elegia firmata da Juho Kuosmanen riesce a sviluppare una tensione crescente dettata dal rapporto tra due individualità opposte tra loro. Focalizzato sul versante privato della vicenda e dimentico dei risvolti collettivi del romanzo che ha fornito al progetto la base drammaturgica, il film focalizza la sua attenzione sulle potenzialità di cui sono dotati i luoghi chiusi – in questo caso una cuccetta del treno – e costruisce una aggraziata storia d'amore e d'affetto, tutta racchiusa in due persone schive che provano a denudarsi e condividere la loro emotività.
A fare da contraltare alla maggioranza del film – ambientata in un luogo chiuso – ci pensano i minuti finali del progetto, durante i quali, finalmente, i due timidi amanti escono alla luce del sole e vagano in un territorio inospitale sospinti da una tempesta nordica. È lì che quel senso di dispersione e di smarrimento in un mondo che non si riesce mai a comprendere fino in fondo trova la sua adeguata traduzione iconica: immersi nel bel mezzo di uno scenario onirico e naif, i due danzano, giocano e vivono realmente quella condivisione cercata così a lungo. Poco importa che sia solo per un momento e in una bolla fuori dal tempo e dallo spazio.
(La recensione del film "
Scompartimento N.6" è di
Matteo Marescalco)
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