La recensione del film Sciuscià di Vittorio De Sica

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Trama

SCIUSCIA' di Vittorio De Sica

Sciuscià Recensione
Primo dopoguerra. Le disavventure di due piccoli sciuscià che vivono di espedienti nella Roma della borsa nera e dei soldati anglo/americani. Per comprare un cavallo bianco si trovano coinvolti, a loro insaputa, in un furto e finiscono in riformatorio, dove conoscono un clima di cruda e drammatica violenza. Cercano di evadere ma, durante la fuga, uno dei due morirà.
Idea Centrale
La psicologia ed i sentimenti dei ragazzi in una situazione di estrema miseria. Un'analisi dell'immaginario e delle aspirazioni dei giovani nel dopoguerra italiano.
Analisi
II racconto offre una rappresentazione di rara intensità realistica, di forte partecipazione sentimentale del "vissuto" (la caratteristica più vistosa di De Sica regista). Sciuscià è un brusco film/verità, permeato dall'inconfondibile surrealismo fiabesco di Zavattini autore del soggetto e della sceneggiatura, anche se l'idea del film, basata su una storia vera, è dello stesso regista. Nella prima parte, la macchina da presa si muove al passo dei personaggi, mentre in seguito si concentra più sui dettagli, sull'amicizia tra i due ragazzi e sulla vita del riformatorio. Rimane una favola dolorosa, ingenua ma piena di vigore, emozionante nel suo umanesimo dimesso e marginale.
Note e curiosità
Insuccesso commerciale in Italia, ottenne l'Oscar come miglior film straniero e un ampio consenso di pubblico negli Usa. Tra i protagonisti, solo Franco Interlenghi diventerà un attore professionista. Il termine italianizzato "sciuscià" deriva dalla parola americana "shoe-shine", che significa lustrascarpe. (Da "201 film Capolavoro secondo la critica" di Gaetano Sandri)


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