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Sangue del mio sangue recensione] - "Sangue del mio sangue" è un film che vuole essere una resa dei conti, una somma della carriera di Bellocchio (ovviamente fino a questo punto).
Partendo da un'idea ispirata alle prigioni abbandonate di Bobbio, la storia riguarda la conclusione della vita della Monaca di Monza, condannata ad essere murata viva.
Bobbio è il luogo di ritrovo della famiglia Bellocchio dove lui stesso ha dato inizio a dei seminari sul cinema, portando la settima arte a vivere anche in questo piccolo paese.
La famiglia, oltre ad essere un tema da lui spesso trattato, in questo caso è stato trasposto ancora più profondamente coinvolgendo in prima persona sia il figlio Pier Giorgio che la figlia Elena in qualità di attori.
Il primo nel ruolo di Federico, un personaggio che non sembra avere la capacità di prendere una vera e propria posizione che lo rappresenti fino in fondo, costantemente immerso nel tentativo di collocarsi nella società nella quale trovare il proprio posto. La figlia Elena Bellocchio interpreta un ruolo che, dal suo canto, poco si scosta dalla sua stessa persona, parlando del padre dice: "Non mi ha mai chiesto di interpretare un ruolo distante dalla mia natura. In genere crea personaggi che ci rispecchiano perche´ esige spontaneita` e naturalezza".
Collaboratrice, in quanto montatrice Francesca Calvelli, madre di Elena, che in Bobbio ha sempre visto esclusivamente un logo di ritrovo tra parenti "noi non ci vediamo a Natale, ci vediamo d'estate a Bobbio" afferma il figlio Pier Giorgio.
Alla proposta di lavorare con Marco, tutti gli attori coinvolti come Roberto Herlitzka (sempre insuperabile) Fausto Russo Alesi, Filippo Timi, Alba Rohrwacher, Lidiya Liberman e Federica Fracassi rispondono all'unisono descrivendola come una fortuna incomparabile.
Un'analisi che va a investigare sul dominio della chiesa cattolica nel diciassettesimo secolo parallelamente a quello che è oggi il movimento democristiano.
Alla corruzione, presente allora come oggi, si contrappongono le figure dei finanzieri in conclusione al film volte a richiamare l'opera di Gogol "L'ispettore generale".
Legami tra passato e presente non per forza stabili e chiari quelli descritti da Bellocchio tra le due epoche, che però vanno ad agganciarsi intersecandosi l'una con l'altra.
La distinzione non precisamente definita tra queste due realtà rappresentate non delinea rigorosamente due epoche, ma lascia la libertà di ritrovarcisi interpretandola con una chiave di lettura personale.
(La recensione del film "Sangue del mio sangue" è di Luisa Pagani)
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