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San Andreas recensione] - Hollywood cerca di esorcizzare nella finzione quella spada di Damocle che nella realtà si chiama Faglia di Sant' Andrea, ovvero la minaccia del cosiddetto Big One, non un terremoto, ma il terremoto, così potente, dato dallo scorrere in senso opposto delle due placche tettoniche che formano la faglia, da staccare la California dalla terraferma, il cui accadere non è tanto una possibilità quanto una certezza. Come si ricorda anche nel film, tanto perché sia chiaro a chi se la spassa tra Los Angeles e San Francisco, la questione non è se avverrà ma quando. Forse nessuno come il genere catastrofico possiede vincoli così ferrei da non consentire la benché minima divagazione. Che sia infatti un terremoto, un vulcano, uno tsunami o un uragano, il copione è scritto: verrà già tutto, moriranno un sacco di persone, i protagonisti alla fine, per il rotto della cuffia, si salveranno. Protagonista di San Andreas è the Rock , capitano dei vigili del fuoco di Los Angeles che manco a dirlo è un eroe, avendo egli il record mondiale in fatto di salvataggio di vite umane. Poco importa se all'inizio, per trarre in salvo una ragazza incastrata in una macchina appesa ad un burrone, rischia di sfracellarsi con sei persone a bordo dell'elicottero, compiendo una manovra che sembrava una cazzata anche a noi che a fatica sapremmo fare un massaggio cardiaco. Non stiamo messi meglio sul fronte etico. Mentre infatti i suoi colleghi pompieri sono impegnati ad aiutare la popolazione inerme al cospetto delle devastazioni telluriche, il nostro se ne sbatte ampiamente, prende l'elicottero e prima va a recuperare la ex moglie (Carla Gugino) sulla cima di un grattacielo dove era in corso un party con Kyle Minogue (prontamente inghiottita dalla terra quest'ultima) e poi se ne va a San Francisco in cerca della figlia. Roba che i 5 stelle chiederebbero seduta stante le sue dimissioni per uso privato di mezzo pubblico. Che tale comportamento abbia ben poco di eroico se ne accorti anche i realizzatori del film, tanto da indurli ad un certo punto ad inserire una scena dove vediamo The Rock gridare ad un gruppo di persone, sbracciandosi a più non posso, di mettersi in salvo dietro allo stadio. Le persone si salvano, ringraziano The Rock il quale, espletate le necessità umanitarie, può così riprendere a farsi i fatti suoi. I fatti suoi si chiamano Alexandra Daddario e quindi un po' lo capiamo. The Rock ha già perso una figlia, cosa che gli è costato il matrimonio, per cui va da sé che per nulla al mondo ne perderà un'altra e proprio questa circostanza disperata sarà motivo di redenzione e riconciliazione famigliare. Bandiera americana, carrello che sale, The Rock che dice "ricostruiremo tutto". Al netto delle facili ironie figlie delle solite cialtronate hollywoodiane, in cui mettiamo anche il buon Paul Giamatti che scopre il metodo per prevedere i terremoti un secondo prima che si scateni il più grosso cataclisma della storia, San Andreas è un film che può vantare un ritmo palpitante , grandiose scene di massa ed eccezionali effetti speciali ben asserviti al concetto di suspance. A cui aggiungiamo The Rock che è sempre una garanzia e la già citata Alexandra Daddario soprattutto quando è in canottiera. Completa il cast Ioan Gruffudd che con quella faccia può fare solo il vile e lo sfigato e per questo sarà ripagato con un container appoggiato direttamente sulla testa.
(La recensione del film "
San Andreas" è di
Mirko Nottoli)
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