[
***] - Nel 1976, sulle piste del campionato di Formula1, si disputò uno dei duelli automobilistici più appassionanti della storia di questo sport: quello tra l'austriaco Niki Lauda e l'inglese James Hunt. A raccontarlo è il premio Oscar Ron Howard, che affronta nuovamente una storia a due binari paralleli come fu per "Frost/Nixon", narrando, con "Rush", la nascita, l'apogeo e la fine della rivalità tra i due piloti, interpretati da Daniel Brühl (Niki Lauda) e Chris Hemsworth (James Hunt). Partendo dal campionato di Formula3, durante il quale i due si conobbero, la storia giunge al grande campionato di Formula1 del 1976, nel quale Lauda gareggiò con la Ferrari e Hunt con la storica rivale McLaren, dopo aver militato, nel 1973, nelle file della BRM, dove conobbe il suo pilota spalla Clay Regazzoni (interpretato nel film da Pierfrancesco Favino). Dopo aver vinto il suo primo titolo di campione del mondo nel 1975, l'anno successivo Lauda dimostrò ancora una volta il suo incredibile talento, vincendo sei gare su nove, finché il primo agosto, sulla pista di Nürburgring in Germania, uno dei bracci di sospensione della sua Ferrari si spezzò improvvisamente. L'auto, senza più controllo, urtò contro un argine della pista, librandosi nell'aria e schiantandosi con forza poco più avanti. Uno dei veicoli che seguiva si schiantò a sua volta contro la Ferrari, provocando un devastante incendio: il pilota austriaco rimase così intrappolato in un terribile inferno di fuoco, per poi essere trasportato con urgenza in ospedale. L'incidente lasciò gravissime ferite sul suo volto, visibili purtroppo ancora oggi, che non riuscirono, però, a fermarlo, tanto grande fu la sua determinazione di tornare in pista e sconfiggere Hunt che, forte dell'assenza di Lauda, era riuscito nel frattempo a recuperare molti punti. La sceneggiatura di "Rush" vede la firma di Peter Morgan (che aveva già collaborato con Howard per la sceneggiatura di "Frost/Nixon"), il quale ha dovuto fare i conti con un lavoro che rischiava di cedere facilmente al didascalico, dimenticando di marcare equamente il carattere dei due personaggi. Rischio percepibile proprio all'inizio del film, in cui la voce fuori campo di Lauda presenta al pubblico se stesso e il suo futuro rivale, ma che svanisce, fortunatamente, poco dopo, per tramutare "Rush" in un'opera introspettiva e coinvolgente, che riesce a calibrare in maniera magistrale dialoghi, caratterizzazione dei personaggi e ritmo della narrazione, uniti da una regia impeccabile e attenta al dettaglio. All'ironia e al sarcasmo di alcune battute fa da contrappeso un costante sentore di morte, evocato, ad esempio, da inquietanti immagini di ragni o gambe martoriate dopo un brutale incidente, a presagire il tragico destino che attende i due protagonisti, o meglio, a indicare quanto la vita dei due sia costantemente appesa a un filo molto sottile. Perfetti Brühl e Hemsworth, che con le loro impeccabili interpretazioni trasmettono perfettamente quel dualismo esistenziale tra chi la vita vuole viverla al massimo, concedendosi ogni piacere per poi dare tutto se stesso sul campo (Hunt), e chi, da professionista esperto, calcola ogni rischio in percentuale, fa della riflessione attenta e ponderata il suo punto di forza ed è costantemente concentrato sui propri obiettivi (Lauda). Howard non chiede di scegliere, ma mostra imparzialmente due facce di una stessa medaglia, rappresentando pregi e debolezze di entrambe: Hunt, competitivo e passionale, vive la vita al massimo somatizzando però ogni delusione attraverso alcol e droga (che lo porteranno alla morte prematura a soli 45 anni); Lauda, introspettivo e intelligente, perde la sua intraprendenza (mediata sempre e comunque dalla riflessione) nel momento in cui si rende conto che ha qualcosa da perdere: la donna che ama. È quindi una competizione prima di tutto esistenziale quella di "Rush", che corre rapida come una macchina da corsa senza che lo spettatore percepisca lo scorrere del tempo (ben due ore), catturato da quelle vite che viaggiano rapide sullo schermo alla ricerca di quel brivido capace di renderle degne di essere vissute, sfidando rischi, paure e persino la morte.
(la recensione del film
Rush è di
David Di Benedetti)
[
****] - Ron Howard, personaggio mitico nella serie "Happy Days" nei panni di Ricky Cunningham, oggi è uno dei più apprezzati registi hollywoodiani. Due volte premio Oscar, Ron Howard porta a compimento un altro progetto cinematografico straordinario, "Rush", racconto adrenalinico degli anni più inquietanti e appassionanti della storia della formula 1. Una storia che si snoda nei sei anni che precedono l'indimenticabile campionato del 1976. Sulle piste roventi due assi del volante si contendono il titolo di campione del mondo: il playboy inglese James Hunt (Chris Hemsworth) e l'impenetrabile e compassato austriaco Niki Lauda (Daniel Brühl). Il film apre con la voce narrante di Niki Lauda che dice quanto pericoloso sia il suo mestiere visto che ogni anno ventiquattro piloti partecipano al campionato del Mondo di Formula 1 e minimo ogni anno due di essi muoiono in pista. Howard fa una cronaca serrata di quei giovanissimi anni '70 della formula 1. Racconta l'organizzazione delle corse automobilistiche, le tensioni nei box delle gare, l'emozione degli eventi, le ansie e le preoccupazioni e perché no, le paure ben celate di due dei più grandi piloti automobilistici dei nostri tempi, Lauda e Hunt. Ed è proprio attraverso queste due personalità opposte, in conflitto perenne, caparbie nella loro non normalità nei confronti del valore della vita, Howard filtra un mondo costruito su motori roboanti, macchine lucide e coloratissime, veloci come il vento, emozioni scatenate solo sulle piste, gloria e sconfitte, tutto annaffiato da fiumi di champagne, nettare frizzante, schiuma bianca della vittoria. Per i due grandi piloti di formula 1 non c'è spazio per normali emozioni di gioia, di felicità. Sia l'estroverso e godereccio Hunt che il freddo calcolatore Niki Lauda non osano godere delle gioie e felicità dei normali mortali. Loro rappresentano la sfida alla morte, la gara con la sopravvivenza, il connubio adrenalinico tra la sconfitta e la vittoria. A questi fantastici personaggi, corridori su piste automobilistiche plateali, invase da giubili e grida di ovazione, Ron Howard rende omaggio insieme a tutto il mondo sfavillante delle corse. E lo fa intrecciando la vita oltre ogni limite dei due campioni, così com'è stata, appassionante e invidiabile, per la quale però, la felicità degli affetti e delle cose care era un nemico che indebolisce, che insinua dei dubbi e rende vulnerabili. Il racconto della rivalità sportiva tra Lauda e Hunt culmina nel drammatico campionato di Formula 1 del 1976, in cui la sfida si veste di tragedia. La MDP di Howard ritrae la Ferrari di Lauda avvolta dalle fiamme e l'utilizzo della camera car rende le immagini mosse a tal punto che la scena colpisce in un forte impatto emotivo. Non è banale raccontare in versione cinematografica l'agonismo sportivo ed ancor più la gestione di tutto un mondo di uno sport che sfida la vita e di questa sfida fa il fulcro e la forza. "Rush" racconta questo, con un ritmo incalzante ma attento a non tralasciare la ricostruzione storica dei circuiti, delle piste, delle mitiche macchine e non dimentica la presenza di personaggi leggendari come Clay Ragazzoni (Pierfrancesco Favino). Tutto in "Rush" è emozione, storia. Si vedono scene ed immagini mai viste come il micidiale schianto della Ferrari di Lauda contro il terrapieno esterno della curva Bergwek al Nurburgring. Lauda aveva quasi avuto una premonizione, aveva avvertito tutta la squadra dei piloti che quel circuito era troppo pericoloso. "Rush", nel racconto di due vite roboanti, e del loro mondo è a tutti gli effetti un capolavoro. Una recitazione mai sopra le righe di Hemsworth e Brühl, una regia impeccabile e la maestria di un grande della fotografia, Anthony Dod Mantle. (la recensione del film
Rush è di
Rosalinda Gaudiano)
- Vai all'
archivio delle recensioni
- Lascia un commento, la critica o la tua recensione del film "
Rush":