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Run All Night recensione] - Non sappiamo esattamente perchè ma amiamo Liam Neeson. Perchè è un figo, è un duro, ha carisma e presenza scenica. Tutto questo nonostante i 63 anni di età e nonostante una sfilza di film tutti uguali, tutti non propriamente indimenticabili, che lo hanno fatto diventare, dopo una lunga e onorata carriera da attore impegnato, il Charles Bronson del nuovo millennio, giustiziere solitario, cinico e figlio di puttana quanto basta, in possesso di una prerogativa assai singolare, da Taken in avanti, che è solo sua: la minaccia al telefono (copyright non nostro ma de I 400 calci). Cambiano i registi, i personaggi, gli sceneggiatori ma la telefonata c'è sempre e va tutto bene finché Liam Neeson non prende in mano il telefono, i dolori cominciano dopo. Fino a quel momento poteva sembrare anche innocuo, dimesso, quasi bonario, ma al telefono Liam Neeson dà il meglio di sé, si accende come quando Stallone in Over the top si gira la visiera del berretto al contrario. Rispetta tutti i canoni del Liam Neeson style, Run all night, del regista spagnolo Jaume Collet-Serra, qui alla loro terza collaborazione dopo Unknown e Non stop. Il cineasta conosce il suo attore per cui va sul sicuro: passato oscuro da dimenticare? C'è. Fallimento esistenziale? C'è. Demoni affogati nell'alcool? ci sono. Rapporti famigliari in frantumi? Presenti. Occasione per redimersi? ok. Figli da difendere, costi quel che costi? Certo. Sparatorie, scazzottate, inseguimenti? A iosa. Liam Neeson implacabile? Neanche chiederlo. E la telefonata? Ovvio che c'è la telefonata. C'è tutto quanto ci si aspetta ci debba essere in Run all night (i film con Liam Neeson costituiscono ormai un sottogenere a sè stante) ma c'è anche di più, perchè Collet-Serra aveva già dimostrato di saperci fare e qui si riconferma abile sia nelle sequenze d'azione sia nel donare alla pellicola quel tono amaro e crepuscolare, da tragedia greca in cui il destino è già segnato in partenza, che innalza il film al di sopra della media del genere cui appartiene, in questo sicuramente aiutato da un cast in grado di nobilitare qualsiasi materiale grezzo con cui viene a contatto, in grado di tessere un'intera trama di relazioni tra i vari personaggi con un semplice scambio di sguardi. Guardate la faccia di Liam Neeson un attimo prima prima di sparare al suo amico-nemico e capirete. Gli tiene testa Ed Harris, boss della malavita newyorchese a cui il nostro uccide malauguratamente il figlio e se anche il figlio era una riconosciuta testa di cazzo la famiglia è la famiglia e in certi ambienti le regole vanno rispettate, nostro malgrado. Oltre a i due protagonisti anche Vincent d'Onofrio, Joel Kinneman (già visto in Robocop) e, in un breve cammeo non accreditato, un Nick Nolte vecchio ma pur sempre Nick Nolte.
(La recensione del film "
Run All Night" è di
Mirko Nottoli)
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