di R. Gaudiano
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Roubaix Une Lumiere recensione] - Roubaix, cittadina industriale della Francia settentrionale. La notte di Natale il capo della polizia Daoud (Roschdy Zem), compie il suo dovere girando per le strade della città, dove la delinquenza è di casa. C'è chi prova con false testimonianze ad estorcere denaro alle assicurazioni, chi provoca risse, chi attizza incendi, chi denuncia stupri. Ma c'è un caso che scuote Daoud. Un'anziana donna viene assassinata nella sua abitazione. Marie (Sara Forestier) e Claude (Léa Seydoux) sono due amanti conviventi e vicine di casa dell'anziana assassinata. Due donne chiaramente con un passato oscuro ed un presente di alcol ed indigenza. Daoud prende come collaboratore nell'indagine un novello investigatore, Louis Coterelle (Antoine Reinartz) uscito fresco fresco dalla scuola di formazione investigativa. Diretto da Arnaud Desplechin (tra i tanti suoi lavori cinematografici ricordiamo "I fantasmi d'Ismael" e "Racconto di Natale"), "Roubaix, une lumiere" cristallizza con garbo un universo di devianza e criminalità, persone ormai costrette in una realtà di emarginazione sociale. Un girotondo di eventi indirizza l'arguto e paziente capo della polizia locale a non abbassare mai la guardia su ciò che si cela dietro ovvie parvenze per arrivare alla verità. Daoud punta sempre a far emergere l'umanità nascosta dei delinquenti che arresta per crimini. Così è per le due donne, Marie e Claude, due anime sepolte dalla miseria economica e sociale, che il bravo Daoud cataloga subito come responsabili del delitto dell'anziana signora. Due volti di donne, colpevoli, ma allo stesso tempo vittime di una situazione di vita infelice, che non permette più di discernere il male dal bene, ma di confondere persino la gioia con il dolore, tanto da attribuire alla morte la chiave per dare senso alla propria vita. Arnaud Desplechin mette in scena le vittime e i colpevoli, nel corpo esanime dell'anziana uccisa e nei volti carichi d'ingenuità di Claude e Marie, assassine quasi per caso, che non possono contenere le lacrime calde e copiose che lavano le loro guance durante il lungo, ma decisivo interrogatorio condotto da Daoud e i suoi collaboratori. Marie e Claude, durante l'estenuante fase investigativa, compiono un percorso interiore illuminante, simile ad un tormento dell'anima. E si prova pietà per queste due disgraziate, quando l'umanità violata dalla miseria di una vita ingrata, emerge e restituisce a questi due volti di donne un rispetto dovuto, per la loro resa totale nel dichiarare la verità. "Roubaix, une lumiere" riesce con una scrittura tenace e solida a rendere reale la grandezza della finzione cinematografica che argomenta vite mortificate, distrutte, a volte irrecuperabili, inumane. Mette in evidenza il duro ma importante compito della legge che deve recuperare il lato umano di chi provoca terrore e morte. Ed anche se non vi sono scene che mostrano il crimine, Marie e Claude lo mimano minuziosamente, ed è ciò che le riconduce nelle sfere di sentimenti umani. Considerevole interpretazione di Roschdy Zem, il poliziotto dallo sguardo di ghiaccio ma carico di empatia che riesce a capire la menzogna separandola dalla verità. Accorata e struggente l'interpretazione di Sara Forestier e Léa Seydoux, rispettivamente Marie e Claude, fatta di sguardi, di gesti ed esclamazioni sommesse, sintesi indiscusse di tormenti di un' umanità lacerata.
(La recensione del film "
Roubaix Une Lumiere" è di
Rosalinda Gaudiano)
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