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Ritorno a l'Avana recensione] - Cinque amici di vecchia data, quattro uomini, Aldo (Pedro Julio Diaz Ferran), Eddy (Jorge Perugorria), Rafa (Fernando Hechevarria), Amadeo (Nestor Jimenez) ed una donna, Tania (Isabelle Santos), si ritrovano sulla terrazza della casa di Aldo, a L'Avana, dopo molti anni. In realtà festeggiano il ritorno a l'Avana di Amadeo, dopo sedici anni di esilio a Madrid. La terrazza è il luogo franco dove questi amici raccontano per tutta la notte i momenti passati insieme, ricordi non belli e soprattutto colpe reciproche. E rievocando il passato, la memoria affiora come una lama tagliente sulla loro gioventù soffocata e sofferta. Dagli incessanti dialoghi a poco a poco riaffiorano anche frustrazioni e amara tristezza che si tramuta in rabbia implosa per una vita che tutto sommato tutti e cinque hanno subito durante la fase più dura della rivoluzione cubana. Per tutta la notte, fino alle prime luci dell'alba, la catarsi prende la forma di una sconfitta, per loro, persone di quella generazione, 1955-1966, che hanno vissuto gli anni più duri della crisi. Senza dubbio Laurent Cantet, Palma d'oro al Festival di Cannes 2008 con "La Classe", mette in scena un dramma generazionale che si dipana attraverso serrati confronti ed affronti verbali che alla fine sfociano in veri e propri conflitti liberatori. L'idea Cantet l'ha colta alcuni anni fa, durante la lavorazione del film collettivo "Sette giorni all'Avana", momento in cui conobbe lo scrittore e sceneggiatore Leonardo Padura Fuentes. Insieme hanno scritto la sceneggiatura per "Retour à Ithaque", partendo dal personaggio del romanzo di Padura, "Le Palmiere et l'Étoile". Esserci e desiderare di fuggire da una situazione sociale mutilante , da un potere politico che puniva soprattutto chi osava pensare con la propria testa, chi si proponeva attivo intellettualmente. La disillusione cede il passo all''incapacità di credere ancora che le cose possano cambiare in meglio, mentre la depressione diventa una compagna costante del quotidiano. I cinque amici rappresentano un microcosmo di quella generazione che ha vissuto quel periodo tormentato sotto Fidel Castro a partire dal 1992, in cui la fame e privazioni di ogni genere alimentavano un'economia di guerra in tempo di pace, un inasprimento politico ragionato per tenere a bada malumori e deprivazioni. Aldo non si è mai dato per vinto, Eddy ha scelto la vita comoda non senza pericolosi compromessi, Tania e Rafa hanno subito il sistema, e Amadeo ha preferito l'esilio. Cantet ama costruire personaggi, attori di una situazione precisa. Così è stato per "Ragazze cattive" e per "La classe". In "Ritorno a l'Avana" i cinque teatranti rappresentano i violentati intellettualmente da un sistema totalitario che per sopravvivere annientava le coscienze. Su quella terrazza, circondata da costruzioni fatiscenti e da un mare silenzioso, mentre macchine con fari abbaglianti sfrecciano sull'arteria stradale che costeggia la spiaggia deserta, le sofferenze interiori di cinque amici non sono più fantasmi, ma dolorose esplicite verità. Ed è così che d
al continuo dialogare emerge quel sentimento di reciprocità che garantisce al film una riuscita convincente. Solo che "Ritorno a l'Avana" si configura più come una encomiabile piéce teatrale che come opera cinematografica, dalla quale ci si aspetta quella dinamicità comunicativa che caratterizza il cinema. Il film ha avuto il premio "Giornata degli autori" al Festival di Venezia 2014
(La recensione del film "
Ritorno a l'Avana" è di
Rosalinda Gaudiano)
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