La recensione del film Rio 2096

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RIO 2096 - RECENSIONE

Rio 2096 recensione
Recensione

di Elisa Lorenzini
[Rio 2096 recensione] - Ci voleva una chiave di lettura specifica per abbracciare, in un unico girato, la storia certa e quella incerta di un Paese. E il brasiliano Luiz Bolognesi l'ha trovata nell'animazione. Il suo Rio 2096, che sulla carta è un'enciclopedica epopea del Brasile, del Sudamerica e del mondo occidentale dagli albori dell'era moderna a un immaginario futuro postapocalittico, sullo schermo riesce a sublimare la pesantezza dei propri argomenti grazie alla levità del cartoon. La bellezza di Rio 2096, ciò che lo rende un gioiello di genere e un dramma esaustivo a prescindere dal genere stesso, è proprio il connubio tra la spettacolarità fantasy della confezione e la complessa stratificazione dei contenuti. Una relazione esplosiva, che si nutre tanto di suggestione visiva quanto di immedesimazone nei fatti narrati e che riesce nel difficile compito di esaurire un'interpretazione della Storia senza stancare lo spettatore con la pedanteria della dissertazione. Per raccontare il suo Brasile, metonimia di un Occidente moderno e contemporaneo segnato da violente rivoluzioni, Bolognesi si affida ad un fil rouge etico-sentimentale: quello costituito dalla "storia di amore e furia" tra Abeguar e la bella Janaina. Valicando i secoli e le epoche, dal Cinquecento dei conquistador ad un 2096 cyberpunk in cui il Brasile (come la statua del Cristo) porta le cicatrici di tutti i suoi corsi e ricorsi, Abeguar insegue il mito di un amore siglato all'alba del mondo attraverso gli scossoni della Storia e la sua ricerca è al contempo un anelito privato e la condensazione di un istinto collettivo: quello dei popoli alla ribellione e all'affrancamento dalla schiavitù. Già, perchè dietro il velo romantico dell'idillio tra Abeguar e Janaina c'è il dramma proteiforme di una realtà gravata da tante, troppe vessazioni: politiche, belliche, culturali, dipanate dalla mano di un destino che non fa sconti. Nonostante le ovvietà a cui la regia si àncora per spiegare le tappe dell'evoluzione umana, dalle barbarie dei portoghesi postcolombiani agli inni libertini del Sessantotto, rimane il fascino immaginifico di una costruzione preziosa per la sua ambizione e la sua originalità. Rio 2096 è un affresco grandioso realizzato con la mano e l'occhio del vero demiurgo, un puzzle di soluzioni grafiche e trovate narrative che riesce a saziare la fame di Storia e tutte le richieste dell'entertainment più puro. (La recensione del film "Rio 2096" è di Elisa Lorenzini)
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