La recensione del film Respirare stanca

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RESPIRARE STANCA - RECENSIONE

Respirare stanca recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Respirare stanca recensione] - Pensare di scrivere e dirigere un film sulla pandemia del covid-19 e durante la pandemia, può essere considerata come testimonianza di vita in un momento in cui l'umanità si è sentita attrice di un difficile cambiamento epocale. Enrico (Enrico Acciani) vive a Bari, la bellissima città pugliese, e nella vita fa l'impiegato. Solo che siamo nel marzo del 2020 ed il mondo sta entrando in pieno lockdown. Enrico prende coscienza pian piano del cambiamento della sua esistenza relegata in una sinistra solitudine. Il lavoro lo svolge da casa in smart working e tutte le relazioni con amici e parenti avvengono attraverso uno schermo, o del computer o del telefono. Ed è così che Enrico si relaziona con suo padre (Francesco Fiore), bloccato in Messico. Scambi quotidiani in chat telefoniche, come succede con Giulia (Giulia Gallo), la sua ragazza, anche lei lontana e bloccata a Taranto. Tanta gente purtroppo è rimasta bloccata fuori dal proprio paese e dalla propria città. Enrico Acciani, musicista, regista, sceneggiatore e montatore di "Respirare stanca", suo film d'esordio, ha tradotto in immagini e scene cinematografiche un racconto autentico e per nulla ruffiano, in cui ogni suono, in casa e fuori, fa il rumore di una sconfortante solitudine. Acciani punta spesso la mdp sul suo volto. Il suo sguardo proiettato in quell'altrove che il momento vieta, il ricordo incessante di quella vita ora impossibile, una vita soprattutto autentica, normale, dinamica per le comuni relazioni umane. La casa diventa quasi una prigione ed Enrico si rende conto che anche il rapporto con la sua Giulia sta soffrendo, si sta frantumando come un bel bicchiere di cristallo pregiato. Suo padre cerca continuamente di spronarlo a mettersi in contatto con le persone per non lasciarsi trascinare in un collasso esistenziale. La paura di essere contagiato è latente, Enrico teme ogni sintomo come un incipiente possibile presenza del virus. Guardando il film lo spettatore si ritrova e s'identifica nel personaggio di Enrico, nella sua lenta metamorfosi esistenziale, e quasi rivive quel senso di scoramento e di deprivazione delle comuni relazioni. Manca la relazione, la comunicazione, manca l'abbraccio, la stretta di mano, il guardarsi negli occhi e cogliere il sorriso gioioso sui volti. La morbosità dell'abbandono si capovolge nel momento in cui una notizia annuncia il contagio di una persona vicina. Allora il virus assume il volto della minaccia possibile, della stessa morte. Acciani comunque fedele a raccontare lo stato d'immobilità generale, partecipe anche la bella colonna sonora, apre alla possibilità di ripresa che arriva sempre col poter contare su qualcuno che può porgere la mano, anche a distanza…perché la speranza non abbandoni mai la vita che continua, comunque. (La recensione del film "Respirare stanca" è di Rosalinda Gaudiano)
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