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WARRIOR - RECENSIONE
Recensione

recensione di M. Nottoli
Non avremmo mai pensato di dover un giorno rimpiangere Senza esclusione di colpi con Van Damme. Eppure è quello che succede vedendo Warrior di Gavin O'Connor, film stupefacente per come dopo una buona partenza riesca progressivamente a peggiorare, minuto dopo minuto, una svolta narrativa dopo l'altra. Una discesa a corpo morto in un gorgo micidiale trascinato da un mix di inverosimiglianze, incongruenze, facilonerie, assurdità tanto improbabili quanto prevedibili, una volta compreso l'andazzo. Si parla di MMA, Mixed Martial Arts, e del campionato denominato "Sparta" che vede affrontarsi dentro una gabbia, in una serie di match senza regole a eliminazione diretta, i 16 migliori lottatori al mondo. Due fratelli, due ex lottatori (Tom Hardy di Inception e Joel Edgerton visto in Animal Kingdom) , divisi da troppe incomprensioni e troppe scalogne, ognuno ignaro dell'altro, decidono di riprendere a combattere e, guarda i casi della vita, da autentici sconosciuti si ritroveranno faccia a faccia sul ring di Atlantic City. Uno è un ex marine e l'altro è un professore di fisica al liceo. Uno è un campione e l'altro una mezza sega. Uno non ha nessuno, l'altro ha una moglie (notevole) e due bambine. Uno combatte perché pieno di rabbia, l'altro perché altrimenti gli pignorano la casa. Con questo non vogliamo svelarvi il finale ma se riuscite a immaginare l'esito più scontato e allo stesso tempo più inverosimile allora forse siete sulla buona strada. Il regista, Gavin O'Connor, che già ci aveva raccontato di divisioni fraterne prive di originalità in Pride and Glory , saccheggia a piene mani dalla nutrita schiatta di film inerenti al genere: da Rocky a Million Dollar Baby, da Cinderella Man al recentissimo The fighter, prendendo di ognuno la parte più becera che isolata dal contesto sembra ancora più becera. Quando entra il campione russo (il wrestler Kurt Angle che non è russo ma americano) per un momento la visione di Ivan Drago ci appare come la Madonna a Medjugorje. Cinema ad alto tasso testosteronico, tutto muscoli, anabolizzanti e tatuaggi, sangue, sudore e palestre decadenti, Warrior avrebbe la pretesa di coinvolgerci e commuoverci con la classica parabola ascendente dell'uomo onesto che combatte costretto dalle avversità per dar da mangiare ai figli e trionfa contro tutti i pronostici perché prima di ogni match in cui affronta energumeni che ti staccherebbero la testa a mani nude, ascolta la nona sinfonia di Beethoven. Film totalmente sbagliato, che punta tutto sul cavallo sbagliato, la cui dabbenaggine riesce perfino a vanificare l'attrazione perversa e avvincente dei combattimenti. Unica nota positiva: il grande Nick Nolte. (recensione di Mirko Nottoli)




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