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TI STIMO FRATELLO - RECENSIONE
Ti stimo fratello recensione
Recensione

ti stimo fratello recensione
[recensione Ti stimo fratello] - Al grido di "Essiamo noi! Essiamo noi", arriva nelle sale l'opera prima di Giovanni Vernia. Ti stimo fratello potremmo sintetizzarlo come la biografia del comico di Zelig narrata attraverso alcuni elementi dei Menecmi di Plauto e mutuando (o saccheggiando) situazioni dai due film di Checco Zalone (Cado dalle nubi e Che bella giornata). Giovanni (Giovanni Vernia), dopo aver conseguito la laurea in ingegneria elettronica, scappa da Genova per trasferirsi a Milano, in cerca di un lavoro che soddisfi in pieno le aspettative del padre (Maurizio Micheli), alto funzionario della Guardia di Finanza. Le cose sembrano mettersi per il verso giusto: viene assunto da una società pubblicitaria, col ruolo di creativo, e si fidanza con Federica (Susy Laude), la figlia del capo, ma l'arrivo di Jonny (sempre Vernia), suo fratello gemello, scombussola la sua vita. Quest'ultimo, infatti, è a Milano per sostenere un esame, ma invece di studiare, pensa solo alle discoteche, ed è un perfetto ritardato mentale. Ti stimo fratello, altro non è che l'ennesimo tentativo di sfruttare al cinema, la popolarità ottenuta da un personaggio televisivo uscito da Zelig. Prima di Vernia, vi erano stati già i vari Aldo, Giovanni e Giacomo, Ale e Franz, Ficarra e Picone, Checco Zalone e altri di comici di bassa levatura, che con alterne fortune, avevano tentato il passaggio sul Grande schermo. Possiamo però vedere il personaggio di Jonny Groove come una maschera della commedia dell'arte, inserita all'interno di un contesto sociale reale. Oppure come un novello Candido, alla stregua di altri riferimenti cinematografici come Chance di Oltre il giardino, e Forrest Gump. Ma sarebbe chiedere troppo ad un soggetto e una sceneggiatura che hanno come unico fine quello di far divertire il pubblico. Anche perché Jonny Groove ha ben poco, se non niente, dell'innocente candore dei predetti; l'ostentazione della stupidità (come del resto fa il fin troppo osannato Checco Zalone) è quanto di più fastidioso possa esistere. Ti stimo fratello è un prodotto pensato (?) ad uso e consumo dei fans di Vernia. Ma quello che nel breve spazio di quattro minuti televisivi può risultare divertente, in novanta risulta insopportabile. Sicuramente, la Colorado (produttrice del film) spera di replicare il successo (inspiegato) ottenuto da Zalone. E lo fa riproponendo situazioni similari, come detto in precedenza. Non si può non ripensare a Cado dalle nubi, quando Jonny incontra un gruppo di trans, credendo che siano delle vere donne. Oppure a Che bella giornata, nel momento in cui si trova a dover sostenere l'esame orale per entrare nella Guardia di finanza (una delle poche scene veramente divertenti, grazie soprattutto all'ottimo Paolo Sassanelli nei panni del maresciallo). A nulla valgono le velate critiche sociali (l'evasione fiscale, le raccomandazioni, i super-ingaggi dei tronisti, la demenzialità dietro cui corre il "popolo della notte") per innalzare il livello della pellicola. Anzi la scadente regia del duo Paolo Uzzi-Giovanni Vernia - quest'ultimo tra l'altro ha candidamente affermato di non sapere neppure come si accende una cinepresa (e qui toccherebbe aprire una tavola rotonda sullo stato attuale del cinema italiano) - ha peggiorato la situazione. Appare quindi strano, dopo tutto quanto abbiamo affermato, dire che Ti stimo fratello è un film paradossalmente superiore alle aspettative, ma dal trailer lo avevamo già catalogato come prodotto trash non molto lontano da pellicole come Chicken park. Resta comunque un film di cui non ne sentivamo il bisogno. (La recensione del film "Ti stimo fratello" è di Stefano Bucci)
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