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recensione The Lady] - "Per favore, usate la vostra libertà per aiutarci ad ottenere la nostra" , parole di Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace nel '91, che ha fatto della sua vita un baluardo per la democrazia in Birmania. Con "The Lady", che ha aperto il Festival Internazionale del Film di Roma 2011, Luc Besson porta sullo schermo una storia di vita sensazionale, la lotta ed il dramma di Suu Kyi, nel film interpretata da Michelle Yeoh, dotata di tenacia e forza comunicativa straordinaria nonché di un carisma che ha influenzato non solo il popolo birmano ma il mondo intero, ponendosi al servizio della Pace e dei Diritti Umani universali. Il film, diretto da Luc Besson e sceneggiato da Rebecca Frayn, racconta la lotta politica di Aung San Suu Kyi, lotta, per la quale, questa donna d'aspetto minuto e fragile, ha sacrificato l'amore e la vicinanza al suo amato marito Michael Aris (David Thewlis) e ai suoi due figli. La vittoria alle elezioni politiche nel 1990 del partito di Suu Kyi, la LND, con 392 seggi, non venne mai presa in considerazione dai generali dell'esercito birmano. Suu Kyi ha affrontato la condanna agli arresti domiciliari da parte del regime per oltre 15 anni, senza poter riabbracciare la sua famiglia. La donna Aung San Suu Kyi, ha sempre creduto che la forza e la tenacia nel non abbandonare la propria terra birmana, fossero le uniche prerogative garanti perché la Pace potesse essere un valore imperante nel suo paese. Ma, soprattutto, si è coraggiosamente adoperata per non abbandonare il suo impegno umano e politico per la conquista di una democrazia a garanzia dei Diritti Umani. "The Lady" è un film imponente per la recitazione, la scenografia e la ricerca meticolosa per avvicinarsi quanto più possibile alla storia di un personaggio ancora vivente. Senza eccedere in un lavoro troppo documentaristico, Luc Besson dirige un film a regola d'arte. Coglie l'emozione, il pathos, l'orrore, l'amore e la solidarietà, le sofferenze personali di Suu Kyi, riuscendo a fare di "The Lady" un documento capace di avere un eco in tutti i paesi democratici. La libertà è non andare in carcere perché si legge un giornale, oppure se si protesta per i propri diritti, ed in Birmania la libertà non esiste. La maggior parte dei seggi parlamentari è riservata ai militari che assolutamente non garantiscono un paese democratico. Michelle Yeoh interpreta alla perfezione Suu Kyi: nell'acconciatura, nelle gestualità, nel suo accento inglese, ed in modo straordinario riesce a catturare la sua essenza più profonda, la sua forza interiore, che ha permesso a questa donna di diventare l'incarnazione della speranza per il suo popolo. Quasi tutte le scene sono state girate in Thailandia. Ma Luc Besson è riuscito a soggiornare alcuni giorni a Rangoon, intrufolandosi tra i banchetti del mercato, vicino al porto, scattando delle foto che ha inserito nel film, che raccontano un paese protetto da influenze occidentali e dalla modernità. Besson sa raccontare, emozionando non poco, il fascino di questa terra costretta in un immobilismo dittatoriale attraverso scene che ritraggono tribù, gli usi ed i modi di vivere, i costumi tipici delle donne nelle festività popolari. Grazie a tutto questo, "The Lady" nella sua denuncia politica, non omette di raccontare anche lo spirito e l'humus culturale del popolo birmano, del popolo di Aung San Suu Kyi.
(La recensione del film "
The Lady" è di
Rosalinda Gaudiano)
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