Si fa un gran parlare di stereotipi, al cinema, con quel misto di sdegno e sufficienza di chi non ne farebbe mai uso. Ma poi, puntualmente, anche i film più promettenti attingono al calderone delle Grandi Verità, flirtano con il dèjà-vu, rimestano nel pantano succulento dei ruoli e delle morali più gettonate. E Tate Taylor, con "The Help", non rinuncia alla sua fetta di gloria riciclata. Intendiamoci: questa pellicola agrodolce sui destini incrociati di tre donne nell'America razzista e bigotta degli anni Sessanta, fotograficamente suggestiva e sobria nella retorica, merita attenzione e stima. E' un racconto discreto, che affronta i temi rudi della segregazione e del pregiudizio sociale con una levità molto femminile. Ed è anche una panoramica esaustiva sull'universo donna nella sua complessità fisiologica e spirituale, che spazia dalla ribellione ai diktat del bon ton alla frivolezza, da un istinto materno proteiforme al coraggio nell'affrancarsi da secoli di violenze. "The Help" si inquadra nella Storia ma non racconta la Storia: piuttosto, scende in un sottotesto privato intessuto di relazioni domestiche e di confidenze, di amicizie e di sfide personali. La giovane Skeeter svicola dall'ansia materna di infilarle un anello al dito e insegue sogni di carriera, mentre le colf Aibileen e Minny rivoluzionano il ruolo della serva di colore placida e semimuta, rivelando una statura morale che fa ombra a tanta borghesia bianca. Ma la loro, prima ancora che una lotta ideologica, è una vicenda minuta fatta di segreti e di risate. Ecco dunque che la forza del film, questo focus sull'intimo femminile più ribelle in un momento di profonda stagnazione culturale, è anche la sua più evidente debolezza: la scelta registica, come già tanto cinema made in USA ci ha abituati a vedere, è un'inquadratura edulcorata di un problema (la xenofobia e il persistere di ampie sacche di intolleranza nella provincia americana) che affligge e umilia l'emancipata bandiera a stelle e strisce. La logica che anche qui prevale è quella dell'ammenda, espressa attraverso il riscatto (parziale e risibile, se paragonato all'arretratezza vergognosa di quegli anni così vicini) di tre voci che provano a uscire dal coro. Verrà mai il tempo di un cinema più mordace, più spietato, meno reticente?
(La recensione del film "
The Help" è di
Elisa Lorenzini)
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