THE EAGLE - RECENSIONE
Recensione
recensione di D. Piccini
Il regista premio Oscar per il documentario "Un giorno a settembre" (2000), Kevin Macdonald, porta sugli schermi "The Eagle", un peplum tratto dal romanzo della scrittrice inglese Rosemary Sutcliff, "La Legione scomparsa", pubblicato per la prima volta nel 1954. Siamo nella Britannia del II secolo d. C. e il comandante Marco Aquila (interpretato dal giovane Channing Tatum, il gangster Pretty Boy Floyd di "Nemico Pubblico" di Michael Mann) giunge da Roma a prendere il comando di un forte. Durante un assedio, che respinge valorosamente, viene ferito gravemente. Passa la convalescenza presso la villa dello zio Aquila (un magistrale cammeo di Donald Sutherland), ma, dopo gli onori e le medaglie, per motivi di salute viene ritenuto non più idoneo alla vita militare e messo in congedo. Va così in fumo l'obiettivo di Marco Aquila, di risollevare l'onore militare della sua famiglia, gettata in discredito da una sfortunata azione del padre, che vent'anni prima, a comando della Nona legione, perse l'aquila d'oro simbolo di Roma durante un combattimento contro delle tribù ribelli della Caledonia (Scozia). Assistendo ad un combattimento gladiatorio, salva la vita ad un giovane prigioniero britannico, Esca (Jamie Bell, l'indimenticabile Billy Elliot di Stephen Daldry), che diventa suo schiavo. Fortunosamente Marco scopre che l'insegna dell'aquila è venerata come un dio da un'oscura tribù del nord. Benché attraversare il valico di Adriano per un romano sia impresa praticamente suicida, Marco decide di partire, accompagnato dal suo schiavo Esca. I ruoli si ribaltano: Marco da padrone che era, è costretto a fingersi schiavo di Esca, per non tradire le sue origini romane. Pian piano i due, da padrone e schiavo, diventano amici, scoprono di nutrire gli stessi ideali di onore e libertà, benché divisi dalla insegne dei propri eserciti in guerra. Ma la pellicola di Macdonald, va detto subito, non è adatta a sollecitare riflessioni filosofiche "de amicitia" o a lanciare appelli a favore dell'interculturalismo. La scansione delle azioni sceniche, sostenuta da una solida sceneggiatura, è infatti incalzante e lo spettatore ci si perde dentro. Gli infrequenti cali di ritmo sono ben sostenuti da un'emozionante fotografia del paesaggio scozzese, che scorre, ora limpida e solare, ora brumosa e oscura, alle spalle dei due cavalieri. L'incanto di questi accorgimenti registici e il magnetismo della rete emotiva sapientemente intessuta tra i personaggi (Marco e il padre, Marco e Esca), vengono alimentati dalle buone prove attoriali dei due protagonisti. Generosa e partecipata quella di Bell, più algida e incolore quella di Tatum. "The Eagle" è una ipnotizzante bolla di sapone: è una pellicola funzionante, ben congegnata, piena di tensione narrativa, con un ritmo scenico avvolgente e una trama appassionante, ma delicata e certamente poco resistente alla malizia di un'analisi tecnica spregiudicata. Meglio insomma non chiederle troppo e godersela così, irriflessivamente: cavalcando con la fantasia sugli Highlands della Caledonia e le unghie ben piantate nei braccioli della poltrona. (recensione di Daniele Piccini)