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FILM > RECENSIONI

TERRAFERMA
Recensione

recensione di R. Gaudiano
Il mare, spazio dell'incontro tra aspirazioni impossibili, tragedie e sogni è il protagonista straordinario del nuovo film di Emanuele Crialese, "Terraferma", in concorso alla Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia 2011. Il mare, come in "Respiro" e "Nuovomondo" porta nell'altrove, in luoghi di speranza, di rinascita. Siamo in una piccola isola, tanto piccola che non compare neanche sul mappamondo. Lì vive una famiglia di pescatori da generazioni, composta dal nonno Ernesto (straordinario Mimmo Cuticchio), suo figlio Nino (Beppe Fiorello), che alla pesca preferisce l'accogliere i turisti che arrivano sull'isola, Giulietta (Donatella Finocchiaro), nuora di Ernesto e giovane vedova del figlio Pietro, madre del ventenne Filippo (Filippo Pucillo). Questa piccola isola è meta non solo di turisti ma anche di immigrati clandestini. Un giorno tocca a Filippo e suo nonno Ernesto decidere della sorte di una giovane donna di colore, Sara (Timnit T. etiope, realmente scampata ad un naufragio di clandestini nel 2009) incinta e con un bambino. La donna viene accolta dalla famiglia di Ernesto e nascosta, sfidando le leggi che puniscono chi favoreggia l'immigrazione clandestina. "Terraferma" è un film denuncia che mette in primo piano la condizione degli immigrati clandestini, uomini, donne e bambini gestiti da una forza espulsiva dalle loro terre, con il solo carico di speranza e di disperazione. Ma è anche uno sguardo lucido sulla gente autoctona dei luoghi dove gli immigrati approdano, come l'isoletta di Ernesto, Filippo e Giulietta, gente che vive di espedienti, di speranze e sogni nel cassetto. Queste persone ascoltano la propria coscienza anche a rischio di essere colti in flagrante sul rispetto delle leggi dell'immigrazione clandestina, leggi necessarie ma spesso crudeli. Crialese scrive e racconta così una tragedia epocale: il delirante affanno degli immigrati clandestini che cercano ospitalità in territori che non offrono le risposte necessarie alla loro accoglienza. I volti muti di questi profughi raccontano sentimenti, bisogni primari, paure e, perché no, auspicano che si possa riemergere dal nulla più. "Terraferma" ha un fascino speciale che Crialese sa conferire al film in maniera magistrale, coniugando miseria e disperazione con una leggerezza efficace dei codici comunicativi. La naturalezza e veridicità dei personaggi, attori in uno spazio ricco di stupefacenti bellezze naturali che la fotografia di Fabio Cianchetti restituisce in tutta la loro opulenza, Crialese la esprime con il dialetto siciliano, la fiera rassegnazione degli anziani isolani contrapposta alla volontà combattiva dei giovani per un domani diverso. "Terraferma"racconta una storia forte, vera, commovente, narrata attraverso immagini sublimi immerse in chiaroscuri e colori di luce naturale come la nitidezza dell'azzurro del cielo e la prorompenza della forza del mare blu. Quadri acuti e poetici di un'umanità che in massa si tuffa in mare, che nuota nelle profondità marine. Ed è quest'umanità che Crialese racconta con uno stile pulito, lineare, riconoscibile. Un'umanità che il regista sa stampare sui volti dei bravissimi Filippo Pucillo, Donatella Finocchiaro, Beppe Fiorello e il volto intenso di Timnit T. L'intensità della scena finale commuove per il messaggio di forza positiva, nella sua disperata speranza. (recensione di Rosalinda Gaudiano)




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