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recensione Sister] - Un po' per caso, un po' per desiderio, dove il filo conduttore è proprio la splendida attrice belga Cécile de France: non si può difatti parlare di semplice fatalità o coincidenza, se il produttore di Sister è Denis Freyd, il medesimo de Il ragazzo con la bicicletta dei fratelli Dardenne. Questo perché il protagonista di Sister e quello de Le Gamin au vélo potrebbero dirsi l'uno lo specchio al rovescio dell'altro in una sorta di inquietante simmetria gemellare. E così, mentre Cyril aveva quasi dodici anni e cercava disperatamente di rintracciare quel padre che lo aveva voluto abbandonare, nel nuovo film di Ursula Meier c'è Simon (Kacey Mottet Klein), questo ragazzino dal fisico asciutto e lo sguardo apparentemente scanzonato che quasi dimostra qualche anno di più della sua età effettiva, in una giostra di sentimenti che lo porterà ad assumere tutte le espressioni dell'anima che vanno dal bambino all'adulto, dal figlio al padre come fossero racchiuse nella stessa, identica personcina di dodici anni dalle spalle ricurve. Orfano, ladro, ma prim'ancora fratello minore di Louise (Léa Seydoux), giovane e affascinante ragazza sbandata alle prese con numerosi amanti "di strada", Simon si procura scii, guanti e occhiali da sole in una stazione sciistica sulle Alpi per poi svenderli ai ricconi che alloggiano nel posto, e il tutto per poter tirare avanti nel minuscolo appartamento che è riuscito col tempo a ritagliarsi: latte, pasta, una carezza da parte di sua sorella, magari anche a pagamento, sono tutto ciò che gli serve per sentirsi vagamente felice laddove chi lo è davvero, ai suoi occhi, possiede un'enorme quantità di denaro. Kacey Mottet Klein, che qualcuno di voi ricorderà per aver già lavorato in passato con la Meier nel suo angosciante e opprimente Home, è una versione in miniatura del Guillaume Canet slanciato e arrogante di Amami se hai coraggio, con lo stesso taglio di labbra e occhi e il medesimo nervosismo fisico a renderlo ancora più tenero e impettito. Poi, ovviamente, c'è Léa Seydoux: bella come solo le francesi sanno essere, nella loro semplice e dismessa particolarità, interpreta Louise strappandoci sorrisi e sguardi amareggiati, con la duplice anima di chi nasconde e condivide un segreto terribile. Vincitore dell'Orso d'Argento al Festival di Berlino 2012, Sister ci mette a dura prova assecondando ancora una volta vizi e manie della regista franco-svizzera, che ci regala un altro (capo)lavoro pronto a disarmarci con la sua durezza e al contempo tenerezza: quella che si può leggere nello sguardo di Simon quando regala soldi alla sorella, la osserva andar via con uno sconosciuto o ancora la attende affinché torni e si prenda finalmente cura di lui.
(La recensione del film "
Sister" è di
Eva Barros Campelli)
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