Non si può sindacare sul fascino di un buon thriller. Prevedibile, retorica, hollywoodiana che possa essere, una trama gialla ben costruita farà sempre colpo. Perché ciò di cui il cinema si nutre, vuoi o non vuoi, è proprio quella rapida ascesa al mondo dei sogni e dei miti che risucchia lo spettatore nei primi quindici minuti di proiezione: la sua immissione-lampo in una realtà palesemente fittizia ma appunto per questo coinvolgente. E "Safe House", del buon Daniel Espinosa, centra l'obiettivo. La sceneggiatura di David Guggenheim immagina il più classico degli scenari da spy story, ma si affida a due ottimi protagonisti per compensare il déjà-vu. Ryan Reynolds è Matt Weston, agente CIA alle prime armi di stanza a Città del Capo, dove languisce lontano dall'azione piantonando un rifugio per testimoni scottanti. La scossa è l'arrivo di Tobin Frost (un Denzel Washington magistralmente calato nell'ennesimo ruolo da cattivo eroico e fascinoso), ricercatissimo traditore dell'Agenzia, la cui tutela, dopo un'incursione mercenaria che stermina il corpo di guardia della safe house, ricade interamente sul giovane Matt. E sul limitare del plagio, tra uno sfoggio di intellettualismo del furbo Frost e una confessione di inesperienza del timido Weston, si instaura un'ambigua e sottilmente morbosa complicità tra il carcerato e il carceriere, amplificata dal sospetto che a volere il raid omicida siano stati elementi corrotti interni alla stessa CIA e che le malefatte di Frost non fossero poi così illegittime. Se altrove è superfluo raccontare la trama per giudicare un film, nel caso di "Safe House" diventa quasi necessario: perché la forza della pellicola è proprio lo sfruttamento sapiente di pochi elementi narrativi, la costruzione di un clima teso e adrenalinico sui capisaldi del romanzo di spionaggio. Una nota di merito va alla pulizia del montaggio, che non ingarbuglia le fasi del racconto e non esaspera le scene più chiassose: a conferma del fatto che un buon film d'azione non ha bisogno di altro che di una buona storia.
(La recensione del film "
Safe House - Nessuno è al sicuro" è di
Elisa Lorenzini)
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