Cinema4Stelle

.       .

Vai ai contenuti

FILM > RECENSIONI

ROMANZO DI UNA STRAGE - RECENSIONE
Romanzo di una strage recensione
Recensione

recensione di S. Bucci
[recensione Romanzo di una strage] - Il cinema d'impegno civile raggiunse il suo exploit in Italia all'inizio degli anni Settanta, ovvero quando la strage di Piazza Fontana a Milano e il suicidio (?) dell'anarchico Pinelli fecero da spartiacque tra i favolosi anni Sessanta, carichi di speranze ed entusiasmo, e il decennio successivo, segnato dalle crisi economiche e minacce terroristiche. Ma, ad oggi, il nostro cinema "impegnato" non aveva mai affrontato l'evento che aveva dato avvio alla così chiamata strategia della tensione. Marco Tullio Giordana, non nuovo a tematiche così complesse e oscure (Pasolini, un delitto italiano, I cento passi), ha colmato la lacuna realizzando, in maniera rigorosa ed ineccepibile, Romanzo di una strage (il titolo è tratto da un articolo di Pasolini), ispirato al saggio di Paolo Cucchiarelli "Il segreto di Piazza Fontana". Ma quello che un tempo era un filone prettamente cinematografico, oggi è (quasi) un'esclusiva della TV. Infatti sarebbe stato meglio avere un'oretta in più, per meglio approfondire alcuni cose solamente accennate, e magari dividere il tutto in due puntate per altrettante prime serate televisive. Anche perché l'impianto narrativo e strutturale è proprio quello di una fiction tv. Riusciremo mai a trovare un altro modo per contestualizzare gli anni Sessanta-Settanta-Ottanta, senza per forza dover ricorrere alle hit del decennio, ascoltate alla radio all'interno delle mura domestiche? Sebbene Giordana abbia dichiarato che il film lo abbia realizzato rivolgendosi "alle nuove generazioni, che ignorano cosa sia successo a Piazza Fontana", Romanzo di una strage si rivela un film adatto a chi ha studiato accuratamente i fatti o li ha vissuti, dal momento che risulta difficile per un ventenne risolvere il gioco delle associazioni ("chi interpreta quell'attore?"). Tanto più che a scuola si tende sempre a velocizzare il programma didattico di Storia dopo la seconda guerra mondiale. Le nuove generazioni, se interrogate, raramente sapranno del governo Rumor, della politica di Saragat o del caso Annarumma. Dunque, Romanzo di una strage si presenta come un gigantesco mattone che non riesce a far appassionare all'intricata e drammatica storia. "A differenza di film come può essere ad esempio "Salvatore Giuliano" di Rosi, in cui si cercava di portare alla luce tutto quello che veniva nascosto, noi abbiamo avuto il problema opposto e cioè confrontarci con troppe verità che si sono via via accatastate l'una sull'altra" dichiara Stefano Rulli. Proprio per questa ragione, Giordana, non prende una posizione precisa sulle "troppe verità" (anche se qualcosa lascia intuire con l'assassinio di Calabresi), pertanto sceglie di raccontarcele tutte nel corso dei 129 minuti. La suddivisione in capitoli di Romanzo di una strage dovrebbe aiutare lo spettatore meno preparato a farsi strada negli eventi, ma è comunque faticoso perché il film richiede un'approfondita cultura sul tema. Difatti Giordana mette tanta, troppa carne al fuoco, alcuni personaggi sono privi di spessore, menzionati, accennati, si vedono una volta e poi spariscono senza che se ne sappia più niente. Tra l'altro, spavaldamente Giordana ostenta, sbandiera sulla locandina del film che "la verità esiste", salvo poi ritrattare il tutto sui cartelli finali, lasciando il "dubbio" su cosa possa essere effettivamente accaduto e sui responsabili dei fatti. Anzi, per essere più precisi, Giordana, sebbene riprenda la morte di Calabresi fuori campo, da quanto abbiamo visto in precedenza sembra voler sposare la tesi che la strage sia stata opera degli ordinovisti veneti in collusione con oscure forze eversive dello Stato. Ma non lo fa apertamente, lo lascia intuire. Pressappoco come fece Pasolini col suo articolo, da cui il titolo del film: "Io so. Ma non ho le prove". Passiamo al foltissimo cast. Alcuni personaggi sono delle macchiette (Moro, Borghese), altri sono tratteggiati col senno del poi (sempre Moro che, in pratica, predice il proprio futuro), altri risultano schematici (Pinelli). Non parliamo esclusivamente di come sono stati resi da un punto di vista recitativo, bensì di come sono stati scritti. Anche se, al di là delle belle interpretazioni di Mastandrea, Favino, Solli, la Cescon, Trabacchi, non tutti si dimostrano all'altezza (la Chiatti, ad esempio). Un film accurato nella ricostruzione storica, ma non riuscito. (La recensione del film "Romanzo di una strage" è di Stefano Bucci)
- Vai all'archivio delle recensioni
- Lascia un commento o la tua recensione del film "Romanzo di una strage" qui di seguito




Torna ai contenuti | Torna al menu