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REAL STEEL - RECENSIONE
Recensione

recensione di E. Lorenzini
A ben vedere, non stupisce più di tanto che Shawn Levy abbia diretto due pesi massimi della commedia per famiglie come "Una notte al museo" 1 e 2 e poi questo futuristico, violento, machista ring movie per ragazzi arrabbiati. Perché, al di là dell'overdose di muscoli, sudore e ringhi meccanici, "Real Steel" è una favola con tutti i crismi. C'è l'eroe bello e sfortunato, boxeur cassaintegrato da quando una nuova generazione di super robot ha colonizzato il ring. C'è un rapporto padre-figlio da rattoppare, come da classico copione hollywoodiano. E c'è una sfida da vincere: nella fattispecie, un campione di lamiera da assemblare, allenare e buttare nella mischia, per riscattare il proprio ego ferito e riscoprirsi attivi. Aggiungete a questo frullato di effetti speciali e luoghi comuni la faccia da spot di Hugh Jackman e una discreta compresenza femminile (Evangeline Lilly, già Kate in "Lost") e una buona fetta di pubblico blockbuster resterà soddisfatta. A pellicole come "Real Steel" non si chiede altro che di calzare con disinvoltura i capisaldi della narrativa cinematografica di serie B: plot schematico, personaggi stilizzati, suspense artificiosa e tanto, tanto rumore. E' dunque futile e snobistico indignarsi perché questo ennesimo cartoon in carne e ossa non devia dal seminato. Delude un po' il buon Wolverine, che sembrerebbe suggerire una verve attoriale appena più complessa di quella richiesta dai suoi maschiacci fumettistici; e che invece, puntualmente, ad ogni nuovo film ricade in una variante neanche troppo discosta dall'ultimo cliché impersonato. Già visto, in definitiva? Forse. Ma è pur vero che di prodotti ipercinetici e visionari il mercato e i nostri palati non si saziano mai. (recensione di Elisa Lorenzini)




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