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QUALCOSA DI
STRAORDINARIO - RECENSIONE
qualcosa di straordinario recensione
Recensione

recensione M. Chersicla
E il buon Ken Kwapis ci riprova. A distanza di tre anni da "La verità è che non gli piaci abbastanza", il regista americano porta sullo schermo "Qualcosa di straordinario", film tratto da una storia realmente accaduta. Kwapis ci porta nel 1988 a Barrow, cittadina dell'Alaska, dove Adam Carlson (John Krasinki), reporter di provincia, e Rachel Kramer (Drew Barrymore), volontaria di Green Peace, lottano assieme alla comunità locale per salvare tre balene grigie intrappolate sotto il ghiaccio del Circolo Polare Artico. Al giorno d'oggi, sembra impossibile che tre balene grigie possano riscuotere un'attenzione di pubblico così rilevante e sorprende scoprire che, in quell'occasione, l'America chiese aiuto persino alla Russia per le operazioni di salvataggio. Il film racconta in quale modo un semplice fatto locale, trasmesso come notizia in un telegiornale di provincia, abbia avuto un riscontro a livello internazionale in soli due giorni. Rachel, venuta a conoscenza dell'intrappolamento delle balene, contatta Adam, il reporter che ha documentato l'accaduto nonché suo ex fidanzato. Quel che succede dopo lo si può dedurre. Rachel si reca a Barrow e assieme ad Adam e Nathan (Ahmaogak Sweeney), un ragazzino nativo dell'Alaska, cercherà di creare un'improbabile coalizione costituita dalla gente locale, da compagnie petrolifere e dalle forze militari americane e russe, per salvare i cetacei. Il film è piacevole, adatto ai più giovani e alle famiglie, ma ricade nuovamente nello stesso difetto che accomuna finora tutti i film di Kwapis: sceneggiatura debole. L'ambientazione è suggestiva e le inquadrature molte volte incantano (merito anche del paesaggio che ci offre l'Alaska), solo che i personaggi sembrano non reggere. In tutto il film non c'è un antagonista, persino i potenti delle compagnie petrolifere, che inizialmente sembrano essere i cattivi della storia, a metà pellicola perdono spessore e cadono nella banalità. I dialoghi sono semplici e abbastanza conditi di retorica e, guardando l'opera con un occhio disincantato, non si può non ammettere che la pellicola è un po' troppo buonista. Quando si decide di intraprendere la strada della storia realmente accaduta, bisogna stare molto attenti a non scivolare nei cliché romanzando le vicende, si rischia di far perdere spessore e credibilità al soggetto. Inoltre, a maggior ragione, per puntare a un tema ambientale è necessario possedere punti ben chiari su cui focalizzare sceneggiatura e riprese. Purtroppo non si riesce a capire se l'intento del regista sia stato quello di girare una commedia, un dramma di denuncia, o una comedy-drama. Effettivamente l'argomento scelto non è facile da narrare attraverso la macchina da presa, bisogna avere in mente una chiave definita attraverso cui lo si vuole presentare al pubblico. In questo caso, la forma del documentario sarebbe stata ottimale. Kwapis, si sa, è da sempre stato legato alla commedia e in questo film lo si capisce molto bene. Non c'è dubbio che dal punto di vista registico sia maturato rispetto ai tempi di "L'amore non è un trucco", è giustificabile però il fatto che lo spettatore, abituatosi ormai alle sue commedie interpretate da cast stellari (vedi La verità e che non gli piaci abbastanza e Licenza di Matrimonio), resti un po' disorientato davanti a questa pellicola. Fortunatamente Drew Barrymore non delude in credibilità e nemmeno John Krasinski. Buona l'interpretazione del novello Ahmaogak Sweeney. In sostanza, "Qualcosa di straordinario" tanto straordinario non è, ma assolutamente consigliato per le famiglie e per i più sensibili ai temi eco-ambientali. (La recensione del film "Qualcosa di straordinario" è di Maurizia Chersicla)
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