PINA 3D - RECENSIONE
Recensione
recensione di F. Rinaldi
Pina è prima di tutto e soprattutto un film per Pina Bausch. Così viene presentato da Wim Wenders, regista ai molti noto per il capolavoro "Il cielo sopra Berlino". Siamo guidati in un viaggio sensoriale e di forte impatto visivo, seguendo gli artisti che compongono il Tannztheater Wuppertal, sulla scena e per la città che ha visto continuamente crescere, durante i 35 anni di attività, il genio artistico della coreografa tedesca scomparsa nell'estate del 2009. Il film è stato presentato al Berlinale nella sezione Fuori concorso, e sarà presentato tra gli Eventi Speciali del Festival Internazionale del Cinema di Roma 2011 da BIM Distribuzione, che ne curerà l'uscita nelle sale italiane il 4 novembre.
L'opera di Wenders utilizza la tecnica del 3D. Senza tale tecnica niente di tutto ciò avrebbe preso forma. Per rendere l'emozione e il sentimento del corpo di ballo e dei loro movimenti era necessario che lo stesso spettatore riuscisse a sentirsi parte integrante del film; e questa possibilità è conferita appunto dal 3D che, donandoci una visione tridimensionale dei corpi, dei movimenti, ci consente quasi di "toccarli" e di sentirli a noi più vicini.
Chi è Pina Bausch? Tutto il film si fa portatore diretto di questa domanda. Attraverso i movimenti di ogni componente della compagnia, attraverso le quattro opere scelte, Café Müller, Le sacre du Printemps, Kontakthof e Vollmond, non si dà una risposta, ma la si ricerca.
E' come attraversare un percorso di vita già vissuto, già conosciuto, e vederci sempre qualcosa di nuovo, come se non esistesse fine alla scoperta. La vita di Pina ci scorre davanti agli occhi per immagini e la danza si fa sua portatrice, perché è nella danza che anzitutto la Bausch esisteva: "Balliamo, balliamo, altrimenti siamo perduti." Una vita dedicata a ricercare nel movimento del corpo, tutto quello che il mondo ha da offrire; un linguaggio insito nell'uomo, che va solo scoperto e capito. Il palcoscenico di un teatro è una specie di altare che mette in mostra e si mostra a tutti noi con semplicità, spoglio di ogni cosa a volte, ma colmo di tutto. Gli artisti che pian piano danno forma allo spettacolo, in realtà, non fanno altro che dar forma alla vita: possiamo ricercare e trovare in quei movimenti rabbia, amore, gioia e tranquillità. Pina Bausch spronava i suoi ballerini a guardarsi dentro, li spronava a ricercarsi, e con le sue opere, su quel palcoscenico, che proietta Vita, manda a noi lo stesso messaggio: non bisogna mai smettere di ricercare(si). La ricerca non concepisce la morte, ma solo una continua rinascita.
Pina Bausch è morta, ma continua a vivere nel linguaggio che ha creato e nelle sue opere. Wim Wenders con questo film ha creato il memoriale perfetto.
(recensione di Federica Rinaldi)