Cinema4Stelle

.       .

Vai ai contenuti

FILM > RECENSIONI

MALEDIMIELE - RECENSIONE
Maledimiele recensione
Recensione

Maledimiele recensione
[recensione Maledimiele] - Sara (Benedetta Gargari) è un ragazza di quindici anni apparentemente normale, senza problemi. Per i genitori è una figlia modello, diligente a scuola e a casa; per le compagne coetanee è una buona amica su cui fare affidamento. Nessuno, però, sa che Sara ha una doppia vita fatta di costrizioni, di autodisciplina e di regole ferree per imporre al proprio corpo un irraggiungibile peso ideale: 38 chili. Fin dalle prime scene del film, notiamo l'abilità con cui la ragazza lascia agire il male subdolo dell'anoressia che lentamente comincia ad insidiarsi nella sua mente. Sara, infatti, riesce a nascondere bene le proprie abitudini: digiuni forzati, corse al parco sfinenti, ore di palestra, bagni "fai da te" nel ghiaccio, pranzi e cene occultati accortamente nel bidone della spazzatura che sta sotto casa. La sera, poi, si chiude in camera sua ed entra nel mondo parallelo del web dove tiene un video-diario aggiornato quotidianamente. Sara più dimagrisce più si sente forte, potente e invincibile. Un giorno, però, durante una gita scolastica, la ragazza sviene e, come in un punto di non ritorno, i problemi che ha col cibo diventano evidenti a tutti. La madre (Sonia Bergamasco) cerca di parlarle e, considerando la poca propensione al dialogo della figlia, decide di portarla da una psicologa; il padre (Gianmarco Tognazzi), invece, pur essendo di professione un oculista, inizialmente non si rende conto della gravità della malattia. Soltanto verso la fine del film, precisamente nel momento in cui ritrova un lenzuolo bianco con impressa una sagoma e la scritta "38 PESO PERFETTO", comprende appieno la situazione. Le amiche, invece, reagiscono in modo diverso: c'è chi le dà della sfigata e debole per essersi fatta "fregare" dall'anoressia, e c'è chi, invece, cerca di starle vicino silenziosamente, senza giudicarla. Marco Pozzi in questo suo secondo lungometraggio di finzione, Maledimiele, presenta al cinema un'opera tecnicamente qualitativa e socialmente utile. È bello sapere che, al di fuori della grande distribuzione dei cine-panettoni e simili, esiste un mondo tutto indipendente che ha ancora grandi idee, che arricchisce cinematograficamente il paese ricordandoci che in Italia forse la Settima Arte non è ancora morta del tutto. Tecnicamente, il regista ci propone un film all'apparenza freddo; in quasi tutte le scene il colore prevalente è il bianco, non ci sono primi piani e i protagonisti sono quasi sempre ripresi singolarmente. A detta del regista, questa scelta è stata fatta per "dividere" i tre membri della famiglia, per trasmettere la loro solitudine, i mondi di cristallo dentro i quali si sono inesorabilmente chiusi: la madre è una donna in carriera e difficilmente tende ad esprimere le proprie emozioni, il padre è un oculista che vede ma non riesce guardare la propria famiglia, Sara è un'adolescente fragile che galleggia nel limbo del "non più, non ancora". Lo spettatore, quindi, in teoria non ha nessun segnale che gli possa generare dell'empatia verso la protagonista, è come se seguisse la storia nascosto dietro a un vetro. La scelta stilistica di Pozzi è interessante e innovativa: Sara ai nostri occhi non è una ragazza anoressica ma una ragazza che si ammala di anoressia. Questo film è senz'altro da vedere. Maledimiele è una pellicola completamente indipendente, ha un cast artistico importante, e soprattutto tratta un tema di assoluta attualità. Da un lato, è rincuorante il fatto che lo stesso regista abbia confermato l'esistenza di un progetto di distribuzione del film negli istituti scolastici, una sorta di Road Show in collaborazione con l'Agis Scuola. Dall'altro lato, invece, è un po' triste sapere che questa pellicola verrà probabilmente proiettata in massimo dieci sale italiane; lasciando da parte i moralismi, e prescindendo dal fatto che questo film ci conferma che l'anoressia è a tutti gli effetti una malattia sociale, occorre comprendere che il buon cinema italiano esiste e che, forse, il gusto del pubblico nostrano, propenso per lo più al genere del cine-panettone, viene educato "anche" dalla grande distribuzione che purtroppo fa fatica a promuovere opere "scomode". (La recensione del film "Maledimiele" è di Maurizia Chersicla)
- Vai all'archivio delle recensioni
- Lascia un commento o la tua recensione del film "Maledimiele" qui di seguito




Torna ai contenuti | Torna al menu