Cinema4Stelle

.       .

Vai ai contenuti

FILM > RECENSIONI

MAGNIFICA PRESENZA - RECENSIONE
Magnifica presenza recensione
Recensione

recensione di F. Rinaldi
[recensione Magnifica presenza] - "La menzogna alle volte può essere convincente, la realtà lo è molto di più" è la frase che riecheggia nella nona fatica registica di Ferzan Ozpetek. A pronunciarla è Pietro, ragazzo ventottenne, catanese, gay e con il sogno di fare l'attore. Trasferitosi a Roma, tra un sogno e l'altro, la notte sforna cornetti. Dapprima convive con sua cugina di secondo grado, Maria, ma dopo tanto cercare, finalmente trova la casa dei suoi sogni, un appartamento d'epoca, mal messo. Lo rimette a nuovo, si trasferisce e non ci mette molto a scoprire che la casa in realtà è già occupata da strane presenze, fantasmi di un passato per loro mai passato: un' intera troupe teatrale italiana del '43, la compagnia Apollonio. Sono otto i componenti (tra i quali spiccano Beppe Fiorello, la Buy e la Puccini): con i loro abiti, le loro pose ed espressioni, ed il loro trucco, ci aprono una sorta di finestra fittizia che guarda ad un'altra realtà, non per questo meno vera della nostra. Queste presenze, schiave del nostro tempo e spazio, hanno una storia, della quale non conoscono la fine. Pietro avrà il compito di scoprirla e rivelarla, per liberarli. Il finale del film sarà rivelatore, mentre nel mezzo si sovrappongono altre storie e peripezie (alcune superflue). Ferzan Ozpetek ci ha sempre abituati ad un "cinema di attori", nel quale si sofferma meticolosamente sulla costruzione dei personaggi e sullo studio dei loro dettagli, per raccontarci meglio ogni sua creatura, quasi modellando la storia su di essi. Magnifica presenza ne è di certo la conferma. Tutti i componenti della compagnia teatrale Apollonio hanno un preciso modo di essere e di apparire, un'immagine studiata e resa quasi iconica ad ogni loro apparizione. Lo stesso Elio Germano nelle vesti di Pietro risulta perfetto, senza sbavature. Magnifica presenza non narra una storia, ma ne contiene molte altre, come un'insieme. Tocca temi tra loro più svariati e realizza al suo interno più generi, dalla commedia al dramma passando per il thriller. Rappresenta di certo il film più complesso di Ozpetek, anche se non il migliore. Volendo conciliare in sé molte cose non riesce a sviluppare compiutamente la forma di ognuna di esse; ne è un esempio il tema dell'omosessualità (trattato anche nelle pellicole precedenti). Cosa ha spinto Ozpetek a toccare nuovamente questo tema per poi non svilupparlo? In fin dei conti svelare la sessualità del protagonista non è rilevante ai fini della storia, che si sviluppa su binari diversi. Sembra quasi che la volontà di farlo essere gay, derivi più da una sorta di "marchio di fabbrica" (appartenente alla quasi totalità dei film di Ozpetek) che da altro. Ma se la scelta, invece, è stata presa solo per giustificare l'estrema sensibilità ed empatia di Pietro, allora si è peccato di riduzionismo. In fin dei conti però, si ha ben poco da sentenziare ad Ozpetek. Con il suo modo di fare cinema riesce a dare respiro e a far prendere una boccata d'aria fresca al consueto cinema italiano dei giorni nostri, per la maggior parte, oramai, spoglio di buongusto; tanto da risultare Ferzan stesso, nel nostro panorama, una "magnifica presenza". Da segnalare, infine, con una nota di merito, le meravigliose musiche orchestrate da Pasquale Catalano e Giuseppe Sasso. (La recensione del film "Magnifica presenza" è di Federica Rinaldi)
- Vai all'archivio delle recensioni
- Lascia un commento o la tua recensione del film "Magnifica presenza" qui di seguito




Torna ai contenuti | Torna al menu