MAGA MARTINA 2 - RECENSIONE
Recensione
recensione di E. Lorenzini
Qualcuno storcerà il naso di fronte a tanta semplicità: qualcuno che non ha mai digerito il buonismo ingenuo delle fiabe e meno che mai il loro trapasso al cinema, con attori in carne e ossa messi lì a zampettare e canticchiare quanto sia facile e bello essere giusti. Ma state pur certi che c'è una robusta fetta di pubblico (bambini e genitori avveduti, che credono nel potere educativo della settima arte) pronta a fiondarsi nel magico mondo di Maga Martina: un mondo ricamato all'uncinetto da una mano benevola, fatto di animali parlanti, magia bianca e morale edificante. Un mondo in cui vale ancora la pena battersi per una buona causa, volare in India per sciogliere l'arcano di un trono stregato che si rifiuta di ospitare il deretano di un Gran Visir dal losco profilo e restituire al folkloristico regno di Mandolan il suo legittimo sovrano. Nulla da eccepire: la bella favola confezionata ad arte dallo svedese Harald Sicheritz, pilotata dalla frizzante Alina Freund-Maga Martina, è il secondo, riuscito capitolo di una saga harrypotteriana che ha tutti i crismi del buon cinema per famiglie. Al fido e buffo draghetto Hector è affidata la direzione degli intermezzi comici. L'amicizia di Martina con il giovane Musa è un inno alla vicinanza interculturale. E l'indiscussa dedizione al bene comune della maghetta dal capello fulvo segue il più classico dei copioni immolati all'happy end. Con qualche sospetto di politically correct orientato a sinistra, data la sbandierata targhetta di "rivoluzionaria" e l'orecchino-talismano a forma di stella sfoggiati da Martina. Ma qualsiasi tentativo di affondare nella frolla gustosa della storia lascia il tempo che trova. Ogni sovrastruttura che non sia la logica cristallina dell'agire per altruismo e senso della giustizia, in film come "Maga Martina 2 – Viaggio in India", è labile come un incantesimo: un attimo prima ti sembra che c'è, l'attimo dopo non c'è già più.
(recensione di Elisa Lorenzini)